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Il controllo degli investimenti stranieri nel settore della difesa. Esperienze internazionali e possibili linee di intervento in Italia

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26/04/2005

Il processo di integrazione europeo nel campo della difesa comporta una profonda razionalizzazione e ristrutturazione dell’industria europea attraverso una progressiva specializzazione dei singoli gruppi su un numero limitato di aree di core business. Tutto ciò aumenterà il grado di interdipendenza dei paesi europei e sarà possibile attraverso la creazione di un mercato europeo basato sulla liberalizzazione dell’interscambio intracomunitario. I nuovi grandi gruppi transnazionali, TDCs-Transnational Defence Companies, tenderanno a perdere sempre più identità nazionale per diventare effettive società transnazionali. Tenderanno, inoltre, ad approvvigionarsi di componenti e sottosistemi con una logica di mercato e a prescindere dalla nazionalità e dalla proprietà del fornitore. Si tratterà di un processo relativamente lento e graduale, ma farà emergere il problema di verificare se l’acquisto da parte di gruppi stranieri, e segnatamente non europei, di società impegnate nella difesa potrà compromettere la necessaria sicurezza degli approvvigionamenti. In quest’ottica i paesi europei maggiormente impegnati nella produzione militare (Regno Unito e Francia) si sono dotati di strumenti giuridici per monitorare questo fenomeno e consentire un eventuale intervento governativo, mentre altri (Germania) li stanno predisponendo. Gli Stati Uniti, per altro, già da tempo hanno approntato una specifica normativa volta a subordinare al preventivo assenso delle Autorità ogni passaggio di proprietà di aziende della difesa americane a gruppi esteri. Questa ricerca ha cercato di approfondire le esperienze già maturate in questo campo a livello europeo e negli Stati Uniti e ha delineato le linee guida di una procedura che potrebbe essere adottata dal nostro paese per gestire eventuali operazioni di acquisizione di imprese italiane della difesa da parte di gruppi esteri.

Study prepared by the Istituto Affari internazionali (IAI) on behalf of the Centro militare di studi strategici (CeMiSS). Published as a supplement to Osservatorio strategico, a. 7, n. 4 (aprile 2005).