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La dimensione spaziale della politica europea di sicurezza e difesa

30/03/2002

Nella politica europea di sicurezza e difesa un ruolo importante sarà svolto dalla capacità di monitorare le aree di crisi potenziale o effettiva e di gestire il grande flusso di informazioni legato agli eventuali interventi per il mantenimento o il ristabilimento della pace. In ambedue i casi l'esigenza può essere soddisfatta solo attraverso le applicazioni spaziali. A parte l'iniziativa dell'UEO di costituire un centro europeo di fotointerpretazione satellitare in Spagna (divenuto ora un'Agenzia dell'Unione europea), l'Europa non ha fino ad ora sviluppato una politica comune spaziale nel campo della sicurezza e della difesa (contrariamente a quanto avvenuto in campo civile con l'ESA). Ma l'esigenza di realizzarla si è fatta più urgente. Alle motivazioni di ordine generale a favore dell'utilizzo delle applicazioni spaziali, se ne aggiungono, nel caso europeo, alcune particolari, di ordine politico e militare e di ordine industriale. La lunga tradizione europea di collaborazione nelle attività spaziali e civili ha, inoltre, creato una maggiore attitudine alla costruzione di una politica comune nello spazio, ancorché non manchino problemi e si registrino ancora resistenze da parte di alcuni paesi. Lo stesso maggiore interesse delle istituzioni europee, in particolare nei programmi GALILEO e GMES, e il più stretto rapporto con ESA confermano come la dimensione europea sia ormai stabilmente affiancata alla dimensione nazionale delle politiche spaziali. La natura difensiva dell'utilizzo dello spazio rende più facile una politica comune sia perché è più direttamente affiancabile a quella già svolta in ESA, sia perché limita le implicazioni che sono legate ad ogni ipotesi di dare effettive capacità militari all'Unione europea. Sul piano istituzionale, quindi, si dovrebbero incontrare minori resistenze mettendo le nuove iniziative al servizio della PESD (insieme al centro di fotointerpretazione) e di fianco a quanto già avviato sul terreno dei trasporti (programma di navigazione satellitare GALILEO) e su quello della ricerca. La costruzione di una politica spaziale comune è indispensabile per fare un salto di qualità, passando da una produzione limitata a singoli satelliti a una produzione che potrebbe puntare a piccole serie. Ovviamente anche ora si punta a serializzare per lo meno le "carrozze" in modo da contenere i costi di sviluppo e produzione, così come i costi di lancio grazie alla standardizzazione dei satelliti. Ma questo non è sufficiente perchè il numero dei satelliti governativi europei resta, come media annuale, sotto l'ordine delle unità, mentre quello americano supera la decina. Di qui l'obiettivo interesse dell'industria europea a promuovere una politica spaziale europea che porti ad una conseguente domanda di satelliti dedicati. Vi sono quindi forti motivazioni che dovrebbero costituire le basi di un'iniziativa europea, anche se permangono alcuni ostacoli che dovranno essere rimossi. Il più importante è dato dalla permanente debolezza della PESD, legata all'incapacità dei governi europei di sciogliere il nodo del rafforzamento delle istituzioni europee. Il secondo ostacolo è di ordine finanziario perchè, nonostante le dichiarazioni di principio, i paesi europei continuano a limitare le spese di difesa. Infine il terzo ostacolo è di ordine istituzionale perchè manca una sede adeguata per sviluppare e gestire una capacità spaziale europea nel campo della sicurezza e della difesa, a partire dalla messa a fattor comune delle attuali capacità nazionali. Nello stesso tempo si sta però acuendo l'urgenza di superare questi ostacoli attraverso uno sforzo comune. In quest'ottica si dovrà cercare di far crescere in Europa l'attenzione per questa problematica, elaborando una strategia che consenta di favorire il progressivo superamento degli ostacoli e la concreta realizzazione di iniziative che avvicinino l'obiettivo di costruzione di una politica spaziale europea nel campo della sicurezza e della difesa.

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