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I Balcani tra rischi di nuove crisi e prospettive europee

31/10/2009

A vent’anni dalla disintegrazione della Jugoslavia i Balcani sono ancora in cerca di una piena stabilizzazione e inclusione nei processi di integrazione europea. L’Unione europea ha offerto ai paesi della regione una prospettiva di adesione, nella convinzione che stabilizzazione e integrazione siano indissolubilmente legate. L’impegno dell’Ue è solenne, ma vago sui tempi. Le condizioni degli stati balcanici variano considerevolmente da caso a caso, e ciascun paese sembra destinato ad integrarsi con l’Ue in modi e tempi indipendenti rispetto agli altri. E per tutti, con l’eccezione della Croazia, l’adesione all’Ue resta un obiettivo di medio o lungo termine. Le maggiori incertezze riguardano il Kosovo. Dopo la proclamazione d’indipendenza dalla Serbia rimangono forti tensioni tra la comunità serba e quella albanese e lo status della regione rimane oggetto di disputa sia a livello locale che internazionale. Gli stessi membri Ue continuano ad essere divisi in merito al riconoscimento della nuova entità. In Bosnia-Erzegovina le relazioni tra le due entità che compongono il paese, la Federazione musulmano-croata e la Repubblica serba (Republika Srpska), sono tese. I serbi di Bosnia non intendono rinunciare alla loro ampia autonomia amministrativa, anche se il rafforzamento dei poteri centrali dello stato bosniaco è un presupposto essenziale per avvicinare il paese all’Ue. La Bosnia è tornata di fatto ad essere l’area potenzialmente più critica dei Balcani. In Macedonia alcuni settori della minoranza albanese continuano ad opporsi alla piena normalizzazione dei rapporti della loro comunità con la maggioranza slava. La disputa ‘nominale’ con la Grecia continua inoltre a pesare sulle relazioni internazionali della Macedonia, bloccandone l’adesione alla Nato e, in prospettiva, all’Ue. La Serbia è probabilmente lo stato chiave per gli equilibri regionali. Il governo di Belgrado ha espresso l’intenzione di aderire quanto prima all’Unione europea, ma non è disposto a rinunciare alla sovranità sul Kosovo. Per difendere i suoi diritti sulla provincia a maggioranza albanese, la Serbia conduce una dinamica politica estera, che l’ha portata a intensificare i legami con la Cina e soprattutto con la Russia, con cui ha un rapporto speciale. La Croazia è lo stato della regione più vicino agli standard politici ed economici Ue. Un’intesa con la Slovenia in merito ad una disputa territoriale che si protraeva da lungo termine ha sbloccato il processo di adesione, che dovrebbe concludersi entro il prossimo anno o al massimo quello successivo. Gli altri paesi invece sono decisamente indietro per quanto riguarda l’adeguamento ai requisiti europei. Nel complesso è da escludere che le tensioni della penisola balcanica possano sfociare in un nuovo conflitto aperto su larga scala, sebbene le tensioni in Bosnia rischino di generare dinamiche conflittuali che potrebbero rivelarsi incontrollabili. Non esistono facili soluzioni ai problemi della regione, data la complessità delle dinamiche politiche locali con cui la comunità internazionale deve misurarsi.

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