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President Sisi's Delegative Authoritarianism

04/08/2015

Il “colpo di stato/rivoluzione” del 2011 ha liquidato il presidente Mubarak, ma non il suo regime autoritario, che è ora guidato dal suo successore, il presidente Abd al Fattah al Sisi. Pur essendo entrambi degli autocrati, esistono però notevoli differenze tra questi due presidenti e i loro rispettivi regimi. L’autoritarismo di Sisi – più brutale – è analogo al prototipo latinoamericano della “democrazia delegativa”, una fase di stallo nel processo di evoluzione delle istituzioni democratiche, in cui gli elettori delegano il proprio potere a un presidente che governa senza essere vincolato al controllo di altri poteri istituzionali. La caratteristica principale di quello che nel caso egiziano potrebbe essere meglio definito “autoritarismo delegativo” è l’autonomia decisionale del presidente, che percepisce se stesso come “la nazione fatta persona, il principale custode e decisore degli interessi del paese”. Il risultato di ciò è una politica erratica, incoerente e inefficace, che isola sempre più il presidente dalle istituzioni e dalle forze politiche, permeando al tempo stesso l'intero sistema politico di un profondo cinismo. Anche se lo scenario più probabile è che nel prossimo futuro Sisi continui a fare il “dittatore delegativo” dell’Egitto, proprio in quanto “one-man band” il suo regime è intrinsecamente instabile e a rischio di colpi di stato, colpi di stato/rivoluzioni e rivoluzioni vere e proprie. L’Egitto di Sisi offre un modello ideale a chi dall’estero sostiene che il controllo civile sulle forze armate possa rendere il governo più efficace nello svolgimento delle proprie funzioni, ivi compreso assicurare la sicurezza della popolazione, cosa che l’autoritarismo delegativo non potrà mai fare.

Documento prodotto nell'ambito della rete di ricerca New-Med, luglio 2015. Vedi anche Caudillismo along the Nile, in The International Spectator, Vol. 51, No. 1 (March 2016), p. 74-85.

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