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The future of Nato

08/10/2020, Webinar

Webinar organizzato congiuntamente da Aspen Institute Italia e Istituto Affari Internazionali, in partnership con Real Istituto Elcano e Ministero per gli Affari Esteri e la Cooperazione Internazionale.
Il webinar ha coinvolto circa 100 partecipanti, compresi 12 speakers. E' stato suddiviso in due sessioni: la prima dedicata alle sfide per la sicurezza euro-atlantica, e la seconda concentrata sulla possibile risposta della NATO a tali sfide.
Il contesto di sicurezza globale va interpretato sulla base di modelli per meglio valutare la traiettoria e le prospettive della NATO. Il sistema internazionale sembra essere caratterizzato da una forma di ‘multipolarismo aggressivo’, e da una piuttosto disordinata competizione per il potere in tutti i campi. La questione USA-Cina è naturalmente di rilevanza primaria, anche se l'evoluzione delle relazioni tra Washington e Pechino è difficile da prevedere. Sotto molti punti di vista la Russia è da considerarsi una superpotenza militare, ma con un'economia debole, e rappresenta tanto una minaccia alla sicurezza europea quanto un partner per determinate sfide globali.
In questo contesto, l’UE sta rispondendo alla crisi COVID-19 più efficacemente di quanto molti si aspettassero, nonostante rimangano fondamentali sfide da affrontare, e aspira giustamente a raggiungere quella che oggi definisce esplicitamente ‘autonomia strategica’. C'è infatti in Europa un ampio consenso su una maggiore autonomia strategica, che è strettamente correlata ai rapporti UE-NATO. Questo è un punto vitale, ma sia la natura stessa dell’Unione sia le sue limitate risorse potrebbero rappresentare un ostacolo per una più bilanciata e costruttiva divisione del lavoro.
Per quanto riguarda specificatamente l’evoluzione stessa della NATO, la riflessione al suo interno accelererà nel 2021 verso la formulazione di un nuovo Concetto Strategico. Una componente fondamentale del dibattito in corso è rappresentata dall’innovazione tecnologica, che lega le componenti civile e militare in un complesso ambiente “ibrido”, dal dominio cibernetico a quello spaziale. L’Europa stessa è diventata più consapevole dell’importanza fondamentale di una superiorità tecnologica nel settore informatico (ora controllato da compagnie statunitensi), il quale richiede importanti sforzi e investimenti comuni. Il recente balzo tecnologico compiuto dalla Cina in questi settori è un campanello d'allarme per tutti. Al tempo stesso, una sfida prioritaria è realizzare una nuova cornice per la cooperazione e la regolamentazione delle tecnologie emergenti a livello globale: ciò non può essere semplicemente ripreso dal convenzionale campo del controllo degli armamenti, ma può riprendere la metodologia dei grandi accordi internazionali in questo settore.
La resilienza e un approccio omni-comprensivo, alla luce della complessa natura di rischi e minacce nel XXI secolo, è un altro campo dove la NATO necessita di progredire soprattutto nei settori delle reti di comunicazione, infrastrutture critiche, energia, ecc. Specialmente in queste aree una forte partnership con l’UE è necessaria per massimizzare l’impatto e razionalizzare l’allocazione delle risorse.
Un’ulteriore priorità per l’Alleanza è rappresentata da un più efficace approccio alla regione del Medio Oriente, Nord Africa e Sahel. Efficacia che necessita di una più stretta collaborazione tra gli Alleati, con una leadership da parte degli stati membri affacciati sul “fianco sud” ma con il pieno impegno della NATO nel suo complesso. Questo approccio è fondamentale se si vuole affrontare l’endemica fragilità della regione che arriva sino all'Afghanistan, un'ampia area che oggi, più di ieri, connette direttamente Europa e Asia.
Il tradizionale ‘fianco sud’ è sottoposto ad un vero processo di trasformazione geopolitica, come evidenziato dai cambi di posizionamento strategico nel Mediterraneo Orientale. Al fine di garantire una continua coesione dell’Alleanza, gli Alleati debbono necessariamente affrontare anche i problemi interni che sono sorti specie tra Grecia e Turchia, anche attraverso i meccanismi recentemente attivati.
Secondo molti partecipanti, la partnership tra Russia e Cina, nonostante non sia una piena alleanza, probabilmente persisterà e caratterizzerà l’arena internazionale nei prossimi anni, date le leve economiche su cui può contare Pechino. In questo contesto, risulterà fondamentale come Washington percepirà la posizione europea riguardo alla crescente rivalità USA-Cina. L’Europa può infatti giocare un ruolo strategico nell'allontanare Mosca dall'abbraccio con Pechino. Mentre la Cina continuerà inevitabilmente ad alimentare e sfruttare a proprio vantaggio ogni divisione interna tra i Paesi europei. Per tutte queste motivazioni, è dunque imperativo per la NATO facilitare un forte dialogo transatlantico sulla Cina, compreso un processo di valutazione degli investimenti diretti stranieri nei settori strategici. In ogni caso, è molto probabile che Pechino agirà da attore di primo piano nel prossimo futuro adottando un approccio strategico, mentre Mosca sarà costretta a sfruttare occasionali finestre di opportunità per esercitare il proprio potere, andando a ricoprire il ruolo di competitor regionale ma anche di partner su alcuni dossier.
Considerato il quadro internazionale, la NATO dovrà guardare avanti piuttosto che concentrarsi su come riproporre gli ultimi 70 anni: i valori democratici restano centrali in quanto fondamenta dell’Alleanza, ma un'attitudine nostalgica non aiuterà nel prendere decisioni strategiche. Semplificando, si presentano due scenari. Da un lato un grande ampliamento della portata della NATO verso l'Asia, in termini politici e in una certa misura militari e operativi, che implica un fondamentale ripensamento degli sforzi comuni. Il secondo scenario prevede invece una più esplicita divisione regionale del lavoro, nella quale i membri europei sarebbero direttamente responsabili per la difesa dell'Europa con l’ausilio delle capacità statunitensi in determinate aree critiche.
Il secondo scenario, nel quale la NATO dovrebbe espandere la sua capacità in termini settoriali più che geografici, sembra più probabile nel medio periodo, ma richiede un netto cambio di passo. Ad esempio, è stato sottolineato che gli stati membri europei, e possibilmente l’UE stessa, dovrebbero farsi maggiormente carico della difesa e sicurezza del Vecchio Continente, ponendo l'obiettivo di diventare in grado di difendere da soli i confini dell'Europa in caso di crisi mentre l'alleato statunitense fosse contemporaneamente impegnato in Asia orientale. Un ampio ventaglio di capacità militari ad alta prontezza operativa è assolutamente cruciale per facilitare tale redistribuzione dei compiti, ma ciò è molto impegnativo in termini di investimenti in una fase in cui l’opinione pubblica è fortemente concentrata su altre priorità economiche e sociali. E' stato ad esempio notato che, complice la Brexit, oggi l’80% delle spese per la difesa dei Paesi NATO viene da nazioni extra-UE.
Guardando alle prossime scelte politiche statunitensi, alcuni partecipanti hanno notato come una possibile amministrazione Biden potrebbe modificare l’attitudine verso la NATO, ma anche portare agli stessi errori di precedenti presidenze americane rispetto alle complesse dinamiche di sicurezza alla periferia della NATO - e anche tra i suoi membri. In ogni caso, i rapporti transatlantici potrebbero ben rimanere basati su un do ut des, “transactional”, alla luce delle pressioni globali sul consensus tra gli Alleati che sempre più spesso richiederanno soluzioni ad hoc per specifiche sfide. Comunque sia, l’approccio di Washington verso la NATO sarà un fattore fondamentale: i recenti problemi tra la Turchia ed altri stati membri ricordano come un certo impegno e mediazione statunitense rimangano importanti per smussare tensioni che gli Europei faticano ad affrontare.
Concentrandosi sul funzionamento interno dell’Alleanza, coltivare una forte coesione politica attraverso consultazioni e scambi frequenti a tutti i livelli è un compito fondamentale per l’Alleanza, soprattutto in un sistema internazionale disordinato in cui due potenze autoritarie hanno dimostrato di poter inficiare, direttamente o indirettamente, la sicurezza transatlantica. Questo è il modo migliore per garantire che una cultura strategia comune continui ad adattarsi al cambiamento del contesto internazionale. Quella che può essere definita come una ‘battaglia delle narrative’ sulla gestione della pandemia, combattuta principalmente tra Washington e Pechino, indica come la competizione futura sarà sul futuro dell'ordine internazionale anche in termini di valori democratici e regole di comportamento. In senso più ampio, intelligence e consapevolezza delle minacce sono precondizioni fondamentali per prevedere eventi futuri, ed in alcuni casi influenzarli, sia di fronte a gravi crisi sia guardando al lungo periodo.

 

Paper preparato per il seminario “The Future of NATO” organizzato l’8 ottobre 2020 da Aspen Institute Italia e IAI, in partnership con il Real Istituto Elcano e il Ministero per gli Affari esteri e la Cooperazione internazionale.

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