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Il Consiglio d'Europa e l'immigrazione

15/06/2010

Il Consiglio d’Europa (CoE) si è occupato di immigrazione nel quadro della tutela dei diritti dell’uomo, sulla base della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali del 1950 (Cedu) e della Convenzione europea per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti del 1987, nonché delle norme dei Protocolli aggiuntivi alla Cedu relative al divieto delle espulsioni collettive degli stranieri. Le violazioni dei diritti umani dei migranti clandestini ricadono sotto la competenza degli organi di garanzia delle due convenzioni – rispettivamente la Corte europea dei diritti dell’uomo, che adotta sentenze vincolanti per gli stati, e il Comitato europeo per la prevenzione della tortura e dei trattamenti o punizioni inumane o degradanti (Cpt). A partire dal caso Saadi contro Italia la Corte europea dei diritti dell’uomo ha stabilito che l’ordine di espulsione di uno straniero non può essere eseguito qualora il ricorrente sia deportato in un paese dove corre il rischio di essere sottoposto a trattamenti inumani e degradanti. La nostra Corte di Cassazione si è allineata a questa giurisprudenza. La Corte europea dei diritti dell’uomo non ha ancora avuto modo di pronunciarsi sul respingimento in alto mare e la riconsegna alla Libia dei migranti clandestini da parte delle autorità italiane. Analogamente il Cpt si è occupato del trattamento dei clandestini nei Centri di identificazione ed espulsione e ha mosso censure nei confronti dell’Italia, puntualmente respinte dal governo italiano.