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Osservatorio sulla Difesa Europea, dicembre 2001

15/12/2001

14-15 Dicembre 2001
Consiglio Europeo di Laeken - Pesd e operatività forza europea

I leader dei paesi membri dell’Ue, riuniti a Laeken in occasione della conclusione della presidenza belga dell’Unione, hanno discusso gli sviluppi della Pesd ed in particolare della operatività della forza di reazione in seguito alla Conferenza sulle capacità tenutasi lo scorso 19 novembre a Bruxelles. 
Il Consiglio ha approvato le Conclusioni della presidenza, comprendenti un Annesso in cui si dichiara l’operatività della Politica Europea di Sicurezza e Difesa (Pesd), almeno per le missioni meno impegnative. 
E’ stato inoltre approvato un Rapporto della presidenza sulla Pesd, in cui viene fatto il punto di situazione e vengono sottolineate le esigenze di intervento da sottoporre alla futura presidenza spagnola. 
La dichiarazione di operatività giunge nonostante non sia stato ancora formalizzato un accordo per l’utilizzo da parte della forza europea di capacità della Nato. La situazione è bloccata dalla opposizione greca ad un recente accordo raggiunto con la Turchia in seguito all’azione diplomatica inglese ed americana, in cui si garantisce uno stretto rapporto di consultazione fra l’Ue e la Turchia. 
La presidenza belga ha anche tentato di sfruttare immediatamente la dichiarazione di operatività, proponendo l’Unione quale attore leader nel processo di generazione della forza di stabilizzazione per l’Afghanistan, ma si è scontrata contro l’indisponibilità dei governi, che hanno ritenuto prematura la mossa, preferendo un approccio su base nazionale. 
La prossima presidenza spagnola dell’Ue dovrà risolvere i problemi rimasti ed approfondire ulteriormente la Pesd, sia sotto il profilo delle capacità militari sia delle istituzioni di governance.

La dichiarazione di operatività giunge prematuramente rispetto alla effettiva capacità dell’Unione di svolgere operazioni complesse in modo autonomo, per di più senza l’appoggio degli assets della Nato. 
Essa rappresenta allo stesso tempo una sfida e un rischio per l’Ue; può infatti svolgere un ruolo di stimolo per i decisori politici verso una piena realizzazione della Pesd nel breve periodo, ma anche generare importanti aspettative che, se non realizzate in tempi ragionevoli, diminuirebbero il consenso verso questa politica. 
Al di là degli aspetti più propriamente militari e riferiti alle capacità, non si debbono dimenticare le problematiche istituzionali interne ed esterne rimaste aperte. 
Per quanto riguarda l’Ue, sebbene siano state rese permanenti una serie di istituzioni (Cops, Comitato Militare, Staff Militare), vi è ancora molto lavoro da fare per coordinare i diversi attori della Pesc e della Pesd (fra cui la Troika, l’Alto Rappresentante, la dimensione parlamentare, …) ed istituire una vera e propria catena di comando ed una prassi d’impiego della forza. 
Sul fronte delle relazioni esterne, va sbloccato definitivamente l’accordo con l’Alleanza Atlantica, non permettendo il continuo gioco di veti incrociati fra Grecia e Turchia. 
La reazione alla “fuga in avanti” della presidenza belga sull’impegno dell’Ue nella forza di stabilizzazione dell’Afghanistan indica come in realtà vi siano non solo effettive carenze sul piano delle capacità ma anche e soprattutto una certa reticenza dei governi a cedere parte della propria sovranità in materia per conferirla a livello europeo o (in futuro) comunitario. 
I documenti approvati ed in particolare le “zone di ombra” rilevate dovranno essere il punto di partenza per il non facile lavoro della presidenza spagnola dell’Unione del primo semestre 2002.

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