Print version

Il Piano Juncker per gli investimenti: potenzialità e problemi dell'implementazione

Autori:
02/07/2015

La crisi economica ha prodotto un calo di investimenti in Europa del 15 per cento rispetto ai livelli pre-crisi, con effetti particolarmente pesanti sui paesi alla “periferia” dell’eurozona. Per rilanciare la crescita la Commissione Juncker ha lanciato un piano per mobilitare 315 miliardi di euro in investimenti produttivi utilizzando un sistema di leve finanziarie gestite dalla Banca europea degli investimenti (Bei). Per quanto di per sé non sufficiente a rilanciare la crescita, nel contesto dell’attuale riforma della governance economica dell’Europa, il Piano Juncker va nella giusta direzione di fornire una risposta aggregata a livello europeo alla mancanza di investimenti, fornendo risorse a progetti “bancabili” anche in paesi dove il mercato è avverso al rischio. Poiché questo piano non crea nuove risorse, il suo successo dipenderà non tanto dalla quantità di risorse mobilitate (l’obiettivo di 315 miliardi è raggiungibile) ma dalla qualità della finanza offerta. Il programma di Quantitative easing lanciato dalla Bce sta fornendo abbondante liquidità ai mercati: il Piano Juncker è uno strumento per canalizzare queste risorse verso investimenti strategici. L’obiettivo del Piano deve essere duplice: contribuire a completare il mercato unico e finanziare/orientare l’innovazione delle imprese con strumenti finanziari innovativi. Il successo del Piano dipenderà in ultima analisi dalla capacità della Bei e degli Stati Membri di implementare gli strumenti finanziari introdotti (in particolare quelli di equity e rivolti alle Pmi) in tempi ristretti, creando sinergie con le banche di promozione nazionali e addizionalità rispetto agli investitori privati.

Documento preparato per l’Istituto Affari Internazionali (IAI) e presentato in occasione della conferenza “Tornare a investire in Europa. Piano Juncker: un buon inizio?”, organizzata a Torino il 3 luglio 2015 dallo IAI e dal Centro studi sul federalismo (Csf) nell’ambito del ciclo di conferenze “Il futuro dell’economia europea”.

Contenuti collegati