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Un appello per il prossimo Governo

Su La Stampa il messaggio dello IAI al prossimo governo, nelle parole del suo presidente Nelli Feroci e del direttore Nathalie Tocci: "Siamo convinti che il prossimo governo abbia interesse a garantire continuità nel rapporto con l’Europa e più in generale in politica estera e che l’Italia debba continuare a collocarsi dalla parte dei difensori della democrazia, della legalità, dei diritti e del sistema multilaterale. Altrimenti, il rischio è quello di essere tagliati fuori dai giochi".

Le forze politiche che potrebbero essere chiamate a responsabilità di governo dovranno avere ben chiara la collocazione internazionale del Paese. Non solo perché l’Italia dovrà fare i conti con un quadro globale caratterizzato da incertezza ed instabilità. Ma anche perchè la politica estera è destinata a condizionare sempre più le nostre scelte quotidiane. Sarebbe ingenuo illudersi di affrontare da soli le sfide epocali della globalizzazione, del cambiamento climatico, delle migrazioni o del terrorismo. Nel mondo multipolare ed interconnesso in cui viviamo, solamente potenze di dimensioni continentali riusciranno a promuovere e proteggere efficacemente i loro valori ed interessi.

La continuità nel rapporto con l’Europa, e più in generale in politica estera ha garantito la nostra credibilità sul piano internazionale. E l’essere parte di un sistema multilaterale con regole e istituzioni continua a corrispondere all’interesse di una media potenza come è l’Italia, che avrebbe tutto da perdere dal riemergere di un mondo fatto di nazionalismi in precario equilibrio e in costante rischio di conflitto. Il nuovo Governo sarà chiamato alla prova soprattutto sul tema del rapporto con l’Europa. L’Europa si sta rimettendo in moto sulla base di una ripresa di iniziativa da parte di Francia e Germania e non starà ad aspettare l’Italia. Posizioni massimaliste provocheranno, più che un presunto rischio sistemico per l’Europa, un molto più probabile rischio di marginalizzazione per l’Italia. Il motore europeo ripartirà a breve con o senza l’Italia al volante: dipenderà dall’abilità del prossimo Governo assicurarsi che la direzione di marcia del progetto europeo rispecchi gli interessi italiani.

Sui temi economici, questo rilancio riguarderà le regole in materia di disciplina fiscale e di bilancio. Piuttosto che insistere per ottenere revisioni radicali di queste regole, condivise da noi e dai nostri partners, si deve puntare a politiche europee più mirate a sostenere crescita e inclusione sociale. Riguarderà la governance dell’Euro, sulla quale alcune delle proposte in discussione potrebbero rivelarsi incompatibili con nostri interessi. Accantonati gli slogan contro il Fiscal Compact, ci si dovrà quindi confrontare sulla base di proposte concrete che tengano conto anche delle nostre debolezze strutturali. Andranno inoltre definite le priorità del bilancio della Ue per il prossimo ciclo di programmazione finanziaria. Anche in questo caso dovremo avere le idee chiare ad esempio su quanto vogliamo che l’Europa investa su innovazione, ricerca, sicurezza, gestione dei flussi migratori.

Si dovrà definire una politica migratoria comune a livello europeo più efficace di quella realizzata finora, nella consapevolezza che il fenomeno è di tale portata da richiedere necessariamente una gestione comune. Infine, sul fronte della difesa si sta procedendo nella direzione di una maggiore assunzione di responsabilità da parte dell’Europa. Se vorremo continuare ad essere protagonisti di questa iniziativa dovremo fare scelte coerenti, pronti a sostenerne i costi condivisi con i nostri partner europei. In questa logica rientra anche la nostra partecipazione alla Nato, in cui ci si attende che l’Italia continui a investire in difesa e non riduca sostanzialmente la partecipazione in missioni militari.

Il secondo banco di prova sarà proprio il rapporto transatlantico. Nel rapporto con Washington il prossimo esecutivo dovrà essere capace di conciliare le ragioni di una alleanza irrinunciabile con una chiara presa di distanza da quegli aspetti della politica di Trump che pregiudicano i nostri interessi vitali (dal commercio internazionale, al clima, al riarmo nucleare).

Quanto al rapporto con la Russia si dovrà essere consapevoli che la maggioranza dei nostri partners non condivide l’idea di una rapida e incondizionata normalizzazione della difficile relazione con Mosca. Sarà legittimo impegnarsi per una maggiore cooperazione con la Russia, ma velleitario pensare di assumere iniziative autonome rispetto a quelle dei nostri alleati. Infine l’Italia dovrà continuare ad assicurare una propria presenza nel Mediterraneo allargato al Medio Oriente e all’Africa per promuovere governi legittimati, uno sviluppo sostenibile, e rispetto della legalità e dei diritti fondamentali.

Ma l’Italia da sola non ha le forze e le dimensioni per affrontare le sfide del Mediterraneo allargato. Può farlo solamente attraverso un pieno coinvolgimento dell’Unione europea. Sul fronte internazionale le sfide per il prossimo esecutivo sono numerose e complesse. E sarebbe inconcepibile separare le scelte di politica interna dalla nostra collocazione internazionale. Ma il prossimo Governo dovrà soprattutto evitare la tentazione di proporre soluzioni facili per problemi complessi. Il rischio, come abbiamo indicato fin dalla prima riga, è quello di essere tagliati fuori dai giochi.

Ferdinando Nelli Feroci e Nathalie Tocci, presidente e direttore Istituto Affari Internazionali