Verso l'Unione bancaria europea: sfide e prospettive
Per uscire dalla crisi e contrastare l’indebolimento del sistema bancario europeo, l’Unione bancaria è un passo necessario. Benchè susciti dubbi e resistenze, la concentrazione di poteri nella Banca centrale europea viene sostanzialmente vista in modo positivo dai Paesi dell’Ue e specialmente dell’Eurozona, disposti ad accettare, in questo caso, cessioni di elementi di sovranità. L’Unione bancaria va a integrare l’Unione monetaria verso la realizzazione dell’Unione economica, in vista di quella politica, ed è elemento di speranza per quanti auspicano un’uscita sollecita dell’Europa dalla crisi.
Ettore Greco, direttore dell’Istituto Affari Internazionali, ha così introdotto il terzo incontro del ciclo di conferenze sul futuro dell’economia europea. La conferenza s’è svolta martedì 5 marzo presso la sala multimediale della Banca Monte dei Paschi di Siena ed è stata organizzata dallo IAI e dal Centro Studi sul Federalismo (CSF).
I temi del dibattito, fra cui le diversità d’approccio dei Paesi dell’Unione all’integrazione bancaria, il ruolo della governance europea e l’impatto delle nuove regole, sono stati affrontati dai relatori: Lorenzo Bini Smaghi, ex membro del comitato esecutivo della Bce, ora anche senior visiting fellow IAI, Ignazio Angeloni, direttore generale per la stabilità finanziaria della Bce, Stefano Micossi, direttore generale di Assonime, e Flavio Valeri, responsabile per l’Italia della Deutsche Bank.
Bini Smaghi ha sottolineato l’importanza di una vigilanza unificata sul sistema bancario europeo, dove, a causa dell’elevata interconnessione, la crisi di un istituto di credito può avere ripercussioni sull’intero sistema. Per l’ex membro del comitato esecutivo della Bce, governi, parlamenti e cittadini devono essere convinti della necessità, che la crisi ha reso evidente ed urgente, di trasferire i poteri di vigilanza nazionali a un organo centrale.
Ignazio Angeloni ripercorre le tappe principali del percorso verso l’Unione bancaria: le indicazioni di massima del 2012, sulla base della proposta elaborata dalla Commissione europea; le decisioni che sono attese entro la metà di quest’anno; e l’entrata in vigore nel 2014. Si tratta di assegnare –spiega - alla vigilanza europea “tutti i poteri di cui una vigilanza moderna deve disporre”: dall’autorizzazione ad esercitare l’attività alla verifica dei requisiti di capitale, fino all’imposizione di sanzioni alle banche che non si conformano alle regole e al ritiro dell’autorizzazione ad esercitare l’attività bancaria.
La supervisione europea si baserà sull’integrazione tra poteri decisionali, conferiti al centro, e supporto tecnico-analitico, che resterà a livello nazionale. Negli interventi di Micossi e di Valeri, emergono elementi critici della nuova Unione e qualche perplessità, sullo sfondo di una valutazione d’insieme positiva. Un elemento di rischio che emerge è l’incompiutezza dell’Unione, per l’assenza di una autorità europea che possieda fondi adeguati alla gestione di una crisi come quella attuale.
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