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Towards a European economic and political union

16/09/2013 - 17/09/2013, Torino

Le riforme attuate in risposta alla crisi del debito sovrano che colpisce l’Unione europea (Ue) e in particolare l’area dell’euro dal 2008 hanno avuto un impatto notevole sulla governance economica europea. La crisi ha condotto ad un cambiamento strutturale dell’Unione economica e monetaria (Uem), volto in primo luogo a raggiungere l’obiettivo di un governo europeo dell’euro. Il seminario organizzato dall’Istituto Affari Internazionali (IAI) di Roma nell’ambito del progetto Lisboan, in collaborazione con il Centro studi sul federalismo (Csf) e la Fondazione Bruno Visentin e con il sostegno della Compagnia di San Paolo, ha provato ad analizzare questo cambiamento strutturale e le sue conseguenze sugli equilibri politici ed istituzionali dell’Unione europea. L'incontro fa parte del ciclo di seminari IAI "Verso le elezioni europee 2014".

L’ambasciatore Ferdinando Nelli Feroci, presidente dello IAI, nelle sue osservazioni introduttive ha sottolineato la mancanza nel Trattato di Lisbona di strumenti efficaci per controllare i bilanci nazionali e per garantire l’assistenza finanziaria ai paesi in difficoltà, nonché la mancanza di meccanismi adeguati per coordinare le politiche economiche nazionali. Il Trattato di Lisbona e le risposte sperimentate per far fronte alla crisi hanno contribuito a favorire uno squilibrio istituzionale a vantaggio del Consiglio europeo e a spese della Commissione europea. Il Fiscal Compact e il Meccanismo europeo di stabilità (Mes), ratificati al di fuori del quadro giuridico europeo, hanno ulteriormente rafforzato la dimensione intergovernativa del sistema decisionale dell’Ue, ponendo così con forza ancora maggiore la questione della sua legittimità democratica.

La prima sessione è stata introdotta dal prof. Alberto Majocchi, il quale ha sottolineato la necessità di promuovere un progetto politico europeo che preveda la creazione di una unione fiscale federale europea, lungo le linee seguite in passato per adottare la moneta unica. La prima tappa dovrebbe essere la creazione di un Istituto fiscale europeo, il cui compito principale dovrebbe essere quello di monitorare e aiutare i paesi maggiormente colpiti dalla crisi del debito sovrano e di spianare la strada per la successiva riforma istituzionale verso la realizzazione di una vera e propria Unione fiscale e di un Tesoro europeo. L’Istituto fiscale europeo, secondo il prof. Majocchi, dovrebbe avere un ruolo precursore per l’Unione fiscale, simile a quello svolto dalla Banca centrale europea al momento della creazione dell’Unione monetaria. Nel corso di una seconda fase, sarebbe necessaria l’emissione di Eurobond per fornire all’Ue i mezzi finanziari necessari a sostenere la creazione di un piano di recupero per l’economia europea, a favorire la produttività e la competitività e a promuovere la transizione verso un’economia sostenibile. Potrebbe essere inoltre necessaria la revisione delle risorse proprie dell’Unione europea e l’introduzione di vere e proprie tasse comuni europee che vadano a formare il nuovo bilancio dell’Unione.

La seconda sessione ha riguardato la questione dell’effettiva possibilità di integrazione del Fiscal Compact e del Mes nel Trattato di Lisbona. La prof. Lucia Serena Rossi ha descritto i problemi derivanti da una integrazione differenziata e ha individuato nella cooperazione rafforzata il metodo più idoneo per integrare le regole contenute nel Fiscal Compact e il Trattato Mes nel quadro giuridico dell’Ue, lasciano spazio per eventuali opting out da parte del Regno Unito e di altri stati che non volessero partecipare.

Nell’ultima sessione della prima giornata, il prof. Iain Begg ha discusso i nuovi ruoli delle istituzioni dell’Unione e si è interrogato sulla possibilità per l’Ue di dotarsi di una vera e propria capacità fiscale e di un ministro del Tesoro. L’ultimo punto del suo intervento ha affrontato la questione della revisione del bilancio dell’Ue e l’idea di utilizzare una tassa sulle transazioni finanziarie per finanziare la spesa dell’Ue. In termini puramente tecnici, non vi sono ostacoli di tipo generale all’introduzione di una tassa europea e vi sono diverse opzioni per una sua attuazione, a partire dalle tasse sull’energia o sul reddito. Tuttavia, al momento non è riscontrabile una volontà politica in tal senso da parte degli stati membri.

Il secondo giorno di seminario si è aperto con la relazione del prof. René Repasi, che ha affrontato la questione della legittimità democratica: il ruolo del Parlamento europeo e dei parlamenti nazionali nel nuovo contesto istituzionale. A suo parere, una sovranazionalizzazione dell’Unione economica richiede un’estensione della procedura legislativa ordinaria per le decisioni prese all’interno della Uem. Rafforzare il ruolo del Parlamento europeo, tuttavia, non risolve di per sé il problema di legittimità. I cittadini percepiscono ancora come loro principali rappresentanti i parlamentari nazionali, pertanto questi ultimi - inclusi nelle politiche europee non solo come destinatari di informazioni - dovrebbero acquisire un ruolo attivo nella formazione delle politiche europee stesse.

L’ultima sessione del seminario è stata dedicata alla prospettiva di fare della zona euro il nucleo di una futura unione politica. A parere del prof. Jaap de Zwaan, il Trattato di Lisbona offre una flessibilità sufficiente per accogliere le posizioni di tutti gli stati membri - siano essi paesi dell’Euro o paesi non Euro - ad esempio tramite l’istituzione di cooperazioni rafforzate. Tuttavia, fin quando gli stati membri manterranno una responsabilità primaria per quanto riguarda la politica economica e la politica estera e di difesa, l’Unione europea non potrà evolvere in un’unione politica.

A svolgere le osservazione conclusive sul tema generale del seminario è stato Paolo De Ioanna, membro del Consiglio di Stato.

La discussione tra i partecipanti è stata ricca e si è concentrata soprattutto sulla necessità di un maggiore coordinamento delle politiche di bilancio e sul ruolo più incisivo che dovrebbero svolgere il Parlamento europeo e i Parlamenti nazionali in una Uem riformata. Fra le proposte più significative, segnaliamo quella di un progetto politico che preveda la creazione di un’Unione fiscale federale europea. In tale progetto la legittimità democratica dell’Uem verrebbe raggiunta grazie ad un maggiore coinvolgimento parlamentare, da realizzarsi all’interno del Trattato di Lisbona. Citiamo, infine, due delle idee più innovative e significative discusse durante il seminario: l’estensione della procedura legislativa ordinaria agli affari economici e fiscali e l’istituzione di una “Eurocamera”, un nuovo organo parlamentare della zona euro composto da membri dei Parlamenti nazionali.

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