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La riforma della Costituzione: la dimensione internazionale e i rapporti con l’Unione europea

10/11/2016, Roma

Seminario, con professori di diritto internazionale e comunitario, sulla dimensione internazionale della riforma della Costituzione e il suo impatto sui rapporti con l’Unione europea.

Nel riscrivere la nostra Carta costituzionale, il legislatore ha perso un’opportunità per fissare regole certe in materia di politica estera e di rapporti dello Stato (e delle Regioni) con le istituzioni sovranazionali. Su questo punto sono stati d’accordo i tre esperti intervenuti ieri al dibattito organizzato dallo IAI sulla dimensione internazionale della riforma. La vaghezza di certe disposizioni e la mancanza di altre fa aggrottare la fronte a specialisti del diritto quali Natalino Ronzitti, Marco Gestri ed Elena Sciso, che, pur salvando alcune parti del nuovo testo costituzionale, portano alla luce alcuni importanti difetti della riforma.

Professore emerito di diritto internazionale, Natalino Ronzitti evidenzia, tra le altre, la mancanza di norme che disciplinino l’invio di contingenti militari all’estero, una procedura non qualificabile come guerra (unica definizione citata dalla riforma) ma oggi la più frequente. Queste missioni – ricorda il professore – sono invece disciplinate da una legge approvata a luglio, la quale però prevede che l’invio di truppe all’estero sia deliberato per mezzo di un procedimento bicamerale. “Un evidente contrasto con lo spirito della riforma, che nei ben più gravi procedimenti bellici affiderebbe la facoltà di deliberare alla sola Camera”.

Si dice più ottimista Marco Gestri, docente di diritto dell’Unione europea all’Università di Modena. Intanto perché il disegno di legge sancisce il primato del diritto Ue su quello italiano, del resto già ampiamente affermato dalla legislazione in vigore, “che non significa – precisa Gestri – che il Paese sarà assoggettato all’Unione, come molti hanno insinuato”. E poi perché tra gli ambiti di applicazione del procedimento monocamerale ci sono, almeno stando ad un’interpretazione, anche le leggi di attuazione delle direttive Ue. “Un’accelerazione del processo decisionale da salutare con favore, nel Paese con il maggior numero di procedure di infrazione per la lentezza nel recepimento degli atti comunitari”.

Evidenti difetti si rilevano, invece, spostando la lente d’ingrandimento sulle Regioni. Elena Sciso, professoressa di diritto internazionale alla Luiss, individua un vizio di forma nell’articolo 117 che, nel sopprimere la legislazione concorrente, sembra essersi perso per strada il riferimento ai rapporti internazionali delle Regioni e quelli delle Regioni con l’Ue. “Resta il diritto di partecipare alle decisioni sui trattati con Stati terzi, ma in una riforma che di fatto assegna la maggior parte delle competenze allo Stato, la mancanza di questo riconoscimento costituzionale si fa sentire. Molto dipenderà dai diritti che gli enti si ritaglieranno attraverso il nuovo Senato”, a supporre che prevalga il si al referendum.

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