Il ruolo dell'Italia nelle missioni internazionali
Il 25 settembre, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, si è svolto alla Camera dei Deputati il Convegno IAI-ISPI sul ruolo dell’Italia nelle missioni internazionali.
I lavori sono stati inaugurati dal Presidente della Camera dei Deputati, Gianfranco Fini, e conclusi dal Ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola.
Nel corso della giornata, che ha registrato una partecipazione di pubblico eccezionale, sono intervenuti esponenti al più alto livello del mondo istituzionale, politico, militare ed accademico, tra cui anche i due Sottosegretari agli Affari esteri, Staffan de Mistura e Marta Dassù, e i parlamentari Guido Crosetto, Enrico Letta, Roberta Pinotti, Luigi Ramponi e Francesco Rutelli.
Il convegno è stato un’occasione per favorire un dibattito aperto sul ruolo che l’Italia svolge da oltre 30 anni nelle missioni internazionali di pace, analizzando la situazione negli scenari di crisi e l’efficacia dell’azione dell’Italia in essi. Le quattro diverse sessioni hanno approfondito come vada ripensato lo strumento delle missioni internazionali nel contesto globale attuale cercando di rispondere alla domanda su che ruolo l’Italia voglia e possa svolgere a livello internazionale.
Il convegno è stato strutturato in 4 sessioni di lavoro:
1. Lo scenario strategico internazionale tra instabilità ed aree di crisi
La consapevolezza che, soprattutto in quest’ultimo ventennio, l’Italia ha ricoperto un ruolo di rilievo nel mantenimento della pace e della sicurezza internazionale, impone una riflessione sui rischi emergenti legati ad alcune aree di crisi e, più in generale, allo scenario strategico internazionale in sempre più rapida evoluzione.
2. Il ruolo e l'interesse italiano nel mantenimento della sicurezza internazionale
Quando si parla di missioni internazionali, l’Italia si colloca tra i più importanti paesi contributori, sia in termini di uomini impiegati che in termini di contributo finanziario. Le operazioni di pace degli ultimi anni hanno tuttavia dimostrato che l’azione militare non è sufficiente da sola per conseguire l’obiettivo della stabilità. Alla luce del concetto più ampio di sicurezza sviluppatosi negli ultimi anni, l’aspetto civile della gestione delle crisi e la sinergia tra attività militari e civili assumono un rilievo sempre più importante.
3. La partecipazione italiana alle missioni internazionali: criteri e priorità
Le motivazioni che hanno spinto e spingono tuttora l’Italia a partecipare alle operazioni di pace internazionali sono molto articolate e variabili nel tempo: da quelle più tradizionali della promozione della sicurezza nei diversi contesti geopolitici a quelle legate al riconoscimento internazionale, alla fedeltà ai contesti multilaterali e ai legami di alleanza. A livello politico risulta quindi indispensabile considerare i rischi che queste motivazioni possono produrre in termini di orizzonte strategico e valutare con attenzione l’effettiva disponibilità delle risorse necessarie, al fine di evitare una dispersione degli impegni, nonché delle reali capacità che lo strumento militare esistente può assicurare.
4. L'adeguamento dello strumento militare tra nuove esigenze operative e risorse disponibili
L’impegno italiano nelle missioni internazionali richiede personale militare altamente qualificato, e comporta un costante impiego delle forze a disposizione nei teatri operativi più diversi. In un contesto economico-finanziario difficile quale quello attuale, risulta perciò indispensabile ridefinire quale livello di partecipazione militare l’Italia intenda perseguire e, allo stesso tempo, favorire il necessario processo di adeguamento dello strumento militare.
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Pubblicazione09/02/2014
L'Italia e le missioni internazionali
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