Emerging economies and the middle-income trap
L'Organizzazione per la Cooperazione Economica e lo Sviluppo (OECD) promuove strategie politiche che mirano a sostenere il benessere economico e sociale negli stati di tutto il mondo e, inter alia, a migliorarne l’Indice di Sviluppo Umano (HDI). L’organizzazione coordina l’impegno dei suoi paesi membri tramite l’utilizzo di un forum per la cooperazione e la organizzazione di seminari, progetti di ricerca e molte altre iniziative formative su temi che variano dalla crescente ineguaglianza socioeconomica alla salvaguardia dell’ambiente.
Uno degli ultimi studi intrapresi dall’OECD, “Prospettive sullo Sviluppo Globale 2014”, analizza le economie emergenti dei paesi BRIIC – Brasile, Russia, India e Cina, includendo anche l’Indonesia – ed è stato presentato il 9 luglio durante un seminario ospitato dall’Istituto Affari Internazionali (IAI). Un gran numero di imprenditori, diplomatici e docenti si è riunito allo IAI per dare il benvenuto ai relatori invitati: Carl Dahlman, capo della Ricerca sullo Sviluppo Globale all’OECD, e Fabrizio Saccomanni, ex-Ministro dell’Economia e consulente economico senior allo IAI.
Dahlman, che ha lavorato per ben 25 anni alla World Bank, ha introdotto la discussione affermando che questa ultima decade è stata estremamente importante per i paesi BRIIC, data l’enorme espansione commerciale a cui hanno assistito. Ha messo in rilievo il fatto che ora ci troviamo in “un panorama complicato” caratterizzato da “una tremenda interdipendenza globale”, per la quale una crisi fiscale nell’emisfero occidentale può turbare le economie d’esportazione dei paesi asiatici del Sud-Est. Quando accadono shock globali del genere, cosa è maggiormente in pericolo è la tutela per le leggi sul lavoro, i diritti dei lavoratori e la qualità dei provvedimenti per salvaguardare l’ambiente. Dahlman ha poi specificato che ci sono tre modi per rafforzare e proteggere la sostenibilità sociale ed ambientale: 1) garantendo pari opportunità; 2) tramite lo sviluppo di politiche locali efficaci per sponsorizzare una crescita equilibrata e ridurre le diseguaglianze regionali; 3) con una maggiore consapevolezza di efficienza energetica e tecniche per la difesa dell’ambiente.
Dahlman ha però anche riconosciuto che non sarà facile persuadere i paesi BRIIC a considerare queste problematiche come priorità della loro agenda politica ed economica visto che, come egli ha appunto affermato, quando si parla di economie emergenti e progresso sostenibile, il problema non è legato al processo di mettere insieme delle politiche valide ma nel trovare un governo favorevole ad utilizzarle. Saccomanni ha chiarito che affrontare queste questioni e meditare su possibili soluzioni a cui ricorrere è essenziale per i policymaker dei paesi in via di sviluppo. Di nuovo, il problema è riuscire a trovare politici disposti a correre rischi e perseguire politiche per il bene comune del paese in questione e del pianeta. Saccomanni ha infine concluso il seminario con una citazione di Juncker, che, in riferimento al bisogno dei capi di governo di riformare la struttura della EU e delle sue istituzioni, ha dichiarato: “tutti noi sappiamo cosa fare, ciò che non sappiamo è come farci rieleggere dopo averlo fatto”.