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Egypt's troubled transition

02/07/2013, Roma

Il rinnovamento della Costituzione in Egitto ha avuto conseguenze giuridiche, politiche e sociali di notevole rilevanza. Al centro del dibattito è la ricerca di un equilibrio tra le esigenze di laicità e di modernizzazione dello stato egiziano e il ruolo che continuano ad avervi le autorità religiose.

A discuterne allo IAI è stato Zaid Al-Ali, consigliere per le questioni costituzionali presso International IDEA, un’organizzazione svedese che finanzia progetti di sviluppo della democrazia. Al-Ali è stato protagonista del seminario “Egypt’s troubled transition”, organizzato da e presso l’Istituto Affari Internazionali, a Roma, il 2 luglio. Ad aprire e moderare l’incontro Nathalie Tocci, vicedirettore dello IAI.

Parlando proprio mentre al Cairo si compiva il colpo di Stato che ha portato al rovesciamento del presidente eletto Mohamed Morsi, Al-Ali ha analizzato la maniera in cui si è organizzato l’Egitto post-Mubarak facendo un confronto con quanto avvenuto negli altri Paesi della riva Sud del Mediterraneo e mettendo in rilievo i fattori sociali, politici, economici e giuridici che hanno influito sul processo di transizione.

Il contesto in cui si è sviluppata la transizione egiziana non ha favorito il suo andamento, ha sottolineato Al-Ali. La censura in vigore per decenni non ha permesso agli egiziani di sviluppare le conoscenze e gli strumenti per gestire la loro recente emancipazione; inoltre, la corruzione delle strutture giudiziarie e le continue lotte ideologiche tra i campi islamista e non islamista hanno reso difficili il dialogo e i negoziati necessari a definire un nuovo quadro d’intesa. Quest’atmosfera di sfiducia e tensione s’è rivelata controproducente per rispondere alle esigenze di innovazione e giustizia sociale.

A questi elementi, si sono aggiunte alcune decisioni prese dalle autorità militari nella fase di transizione loro affidata. Tra queste, la scadenza di 6 mesi per scrivere la nuova Costituzione, tempo che secondo Al-Ali non è stato sufficiente per capire quali fossero le carenze di quella precedente e per riflettere ai cambiamenti necessari per dare solidità allo Stato. E Al-Ali rileva che, dei 6 mesi, solo 2 sono stati di lavoro effettivo, perché, dopo lo scioglimento del Parlamento, il comitato incaricato di scrivere la nuova Costituzione non ha inizialmente preso sul serio il compito, pensando che sarebbe stato a sua volta dissolto. Ma non è stato cosi.

Di fronte al fallimento dei negoziati tra islamisti e non islamisti per riformare la Costituzione e stanchi di vedere le loro proposte ignorate, i membri dell’opposizione hanno poi preferito abbandonare il comitato, lasciando agli islamisti via libera sulle riforme da loro volute. Il risultato è stato che solo il 31% degli egiziani ha partecipato al referendum (di essi, il 66%, cioè il 20% circa degli aventi diritto al voto, ha approvato il nuovo testo). Le direttrici islamiste della nuova Costituzione hanno soffocato l’anelito di liberta della popolazione e le hanno fatto di nuovo respirare un clima repressivo. Inoltre, i cambiamenti apportati in extremis nella Costituzione hanno causato incoerenze e pesantezze, che ora frenano le iniziative legislative.

Al-Ali ha concluso commentando il movimento di contestazione che stava attraversando l’Egitto in quel momento. La tensione è palpabile in tutto il paese: ad alimentarla sono anche la crisi economica ed energetica. Gli egiziani non hanno più fiducia nel loro governo e non hanno più paura di dirlo. Chiedono una nuova Costituzione con più diritti per le donne, più spazio per i giovani, più giustizia sociale ed uno Stato laico, ma l’unica soluzione per rovesciare il governo Morsi sarebbe il ‘colpo di Stato’, come s’è poi verificato.

Le nuove elezioni segneranno un momento di svolta, ma l’opposizione, se vuole vincerle, dovrà mostrarsi più unita ed efficiente. Tuttavia, Al-Ali ha una visione ottimista sul futuro dell’Egitto: la transizione non è finita e forse ci vorranno molti anni perché lo sia, ma, ora che gli Egiziani hanno la libertà e gli strumenti per avanzare, l’Egitto diventerà un paese migliore.

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