Dismantling the “Islam State”?
Le comunità musulmane in Europa conservano importanza e influenza nei Paesi d’origine e hanno avuto un ruolo nelle Primavere Arabe. E’ un’affermazione di Jonathan Laurence, professore associato di scienze politiche presso l’Università di Boston e studioso dell’interazione fra Islam e Occidente, oltre che esperto di politica europea e relazioni transatlantiche.
Laurence è stato protagonista del seminario “Dismantling the Islam State? Religion and State institutions in 21st-Century Europe and Muslim World” organizzato da e presso l’Istituto Affari Internazionali, a Roma, il 20 giugno. Ad aprire e moderare il dibattito Cesare Merlini, presidente del Comitato dei Garanti dello IAI.
L’integrazione della popolazione musulmana nell’Europa Occidentale è una delle questioni più controverse nei dibattiti sull’immigrazione: sono 16,5 milioni i musulmani immigrati nell’Unione su un totale di 1,5 miliardi nel mondo (l’1 % del totale). Diverse le strategie messe in atto dai governi europei per affrontare il problema cercando di fare coesistere rispetto dei valori democratici e dei diritti dell’uomo ed esigenze religiose.
Laurence s’è posto e ha provato a rispondere ad alcuni interrogativi: quale equilibrio tra Stati dell’Ue e Islam è stato trovato per consolidare la coabitazione?, quali sono le interazioni tra musulmani emigrati e Paesi d’origine?, quali sono le ripercussioni dell’integrazione in Europa e nei Paesi d’origine?
Dal 1998 al 2011, Laurence ha studiato come si sono strutturate le relazione tra Stato e Islam in Occidente, facendo una ricerca comparata in quattro Paesi europei: Gran Bretagna, Francia, Germania e Italia, che accolgono il maggiore numero d’immigrati di origine musulmana. Dalle sue analisi è scaturito il libro ‘The Emancipation of Europe’s Muslim. The State’s role in minority integration’, pubblicato nel 2012 da Princeton University Press.
Allo IAI, Laurence ha messo in rilievo l’evoluzione degli atteggiamenti dei governi europei per integrare i musulmani e le loro organizzazioni nella vita pubblica. Fino agli Anni 90, i governi europei avevano lasciato le questioni riguardanti la pratica religiosa musulmana (come la costruzione delle moschee, o la formazione degli imam) alle ambasciate dei Paesi d’origine. Questo sistema di ‘outsourcing’ s’è pero rivelato inefficace in termine d’integrazione.
Di fronte a tensioni sempre più forti, i governi europei hanno adottato un approccio diverso, mettendo in pratica diverse misure (come la creazione di un concilio islamico nello Stato, o altri organismi rappresentativi) per legare la comunità musulmana al tessuto istituzionale, politico e culturale delle democrazie europee.
Per Laurence, la conciliazione tra comunità musulmane e Stati europei è un inizio promettente per una migliore integrazione e per la costruzione di un “Islam Europeo”. E il formarsi di una comunità musulmana europea non costituisce un freno, ma un motore della democrazia.
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