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Arab Politics & Western (US and EU) Foreign Policy

23/05/2012, Roma

Lo IAI ha ospitato il 23 maggio John L. Esposito, della Georgetown University, che ha trattato il tema dell’impatto della Primavera araba sui paesi del Nord Africa e del Medio Oriente (MENA) e sulla politica estera europea e americana.

Esposito ha sottolineato l’importanza dell’opinione pubblica araba, anche attraverso sondaggi, al fine di sfatare il mito di una politica locale promossa da regimi autoritari e di un Occidente che, accettando l’idea dell’eccezionalismo democratico musulmano promossa dai regimi locali, si è astenuto dal promuovere un efficace processo di democratizzazione nell’area MENA.

Esposito ha citato inoltre gli esempi di governi che hanno modificato radicalmente il rapporto con la loro popolazione nel timore di un contagio della cosiddetta Primavera araba. In particolare, il relatore ha menzionato i casi della Giordania e del Marocco, che hanno rafforzato la loro immagine democratica attraverso la promozione di organizzazioni della società civile legate alla monarchia, e i paesi del Golfo, che hanno fatto ricorso alla classica politica del bastone e della carota per neutralizzare il rischio di rivolte popolari.

Esposito, soffermandosi sull’ampio successo dei partiti religiosi alle recenti elezioni politiche, ha sottolineato come la responsabilità vada imputata ai passati regimi autoritari che, con il supporto indiretto dell’Occidente, hanno represso a lungo politici indipendenti e gruppi della società civile, lasciando il campo aperto ai gruppi religiosi, unici in grado di resistere. A ciò si deve il consenso ottenuto da partiti quali la Fratellanza Musulmana in Egitto e Ennahda in Tunisia.

Pur accumunate dal medesimo successo, esistono differenze tra questi due movimenti. La Fratellanza Musulmana, avendo messo in atto nel tempo una serie di tecniche di sopravvivenza che richiedevano una chiara gerarchia di comando per coesistere con il regime, ha limitato le proprie capacità di rinnovamento. Ennahda, con i suoi leader in esilio in Europa per più di vent’anni, ha al contrario promosso al suo interno dibattiti cosmopoliti e pluralistici.

L’ultimo punto trattato da Esposito ha riguardato il Dipartimento di Stato Americano, il quale, nell’attuale clima preelettorale, si è visto meno coinvolto nei recenti sviluppi della regione e ha affermato che avrebbe lavorato con entrambe le parti e che avrebbe agito da dietro le quinte. Tale analisi ha portato a una serie di considerazioni sul ruolo dell’Europa e della sua politica di assistenza. Il dibattito ancora aperto si concentra sulla condizionalità degli aiuti mentre l’area è attraversata da forti spinte all’indipendenza.

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