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Towards a New Pact for Europe

06/03/2015, Roma

Diciassette Stati, due anni, cinquanta incontri. Sono alcuni dei numeri che hanno contraddistinto la redazione del rapporto finale del progetto New Pact for Europe, presentato lo scorso venerdì 8 marzo presso la sede della Rappresentanza della Commissione europea a Roma. Il progetto, promosso dalle Fondazioni Re Baldovino e Bertelsmann, con il supporto dello European Policy Centre,  aveva lo scopo di approfondire e valutare i possibili sviluppi istituzionali che l’Unione europea ha davanti a sé per uscire dalla crisi economica e politica in cui si ritrova. Un esercizio al quale ha preso parte un consorzio di fondazioni e centri studi europei, tra i quali, per l’Italia, l’Istituto Affari Internazionali (IAI) di Roma e il Centro Studi sul Federalismo (CSF) di Torino, insieme a rappresentanti del mondo politico, stakeholder e gruppi di cittadini. Questi hanno discusso le opzioni strategiche riguardanti il futuro dell’Unione formulate da un gruppo di esperti, che ha lavorato in collaborazione con un gruppo consultivo composto da illustri esponenti del mondo della politica, dell’accademia e della società civile.

Il rapporto, intitolato Towards a New Pact for Europe, raccoglie e rielabora le riflessioni emerse, illustrando una serie di proposte tese a dare nuovo slancio al processo d’integrazione europea, minacciato da una crescente frammentazione economica, sociale e politica, e dalla diffusa percezione che l’Ue non sia più una fonte di benefici per tutti. Per affrontare queste sfide, un consolidamento dell’attuale sistema di governance dell’Unione europea potrebbe non essere sufficiente. Il rapporto individua così tre pilastri sui quali fondare un nuovo patto per l’Europa: una Unione delle “possibilità”, che sostenga la crescita economica e la creazione di posti di lavoro; una Unione “solidale”, che rafforzi la coesione sociale tra gli Stati membri e al loro interno; ed una Unione “partecipativa”, che possa avvicinare i cittadini europei all’Ue aumentandone la legittimità democratica. Si tratta di tre indirizzi politici ai quali il rapporto affianca proposte concrete per il loro perseguimento. Tra queste anche un grande progetto su cui basare il rilancio dell’Ue, la costruzione di un’Unione energetica. Si tratta di proposte ambiziose, ma che per la loro realizzazione non necessiterebbero di una revisione dei Trattati costitutivi, la quale rimane un’opzione difficilmente percorribile (almeno nel breve periodo).

La conferenza di presentazione del rapporto, organizzata dallo IAI in collaborazione con il CSF, ha visto la partecipazione di numerosi relatori, alcuni dei quali direttamente coinvolti nelle fasi del progetto. Gli interventi hanno messo in luce la validità dell’analisi e l’auspicabilità delle proposte contenute. Una validità testimoniata indirettamente dalle prime scelte della nuova Commissione presieduta da Jean-Claude Juncker, risultate in linea con gli indirizzi espressi dai tre pilastri del rapporto. Maggiori dubbi ha invece destato la fattibilità di alcuni progetti, per i quali rimane imprescindibile la volontà politica dei singoli Stati membri, abituati a procedere, sulla via dell’integrazione, a piccoli passi. In tal senso, una maggiore informazione e partecipazione dei cittadini non è solo desiderabile, ma fondamentale per sostenere un reale e democratico processo di cambiamento che risollevi il progetto europeo. Un nuovo patto che, come è emerso nella conferenza, non sia solo tra Stati e cittadini di diversa nazionalità ma anche tra generazioni, per permettere agli europei che verranno di affrontare al meglio anche le sfide future.

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