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I velivoli a pilotaggio remoto

26/07/2016, Roma

Martedì 26 luglio è stato presentato il Quaderno IAI I velivoli a pilotaggio remoto e la sicurezza europea. Sfide tecnologiche e operative - realizzato da Alessandro R. Ungaro e Paola Sartori - durante un convegno organizzato dal medesimo Istituto dal titolo “I velivoli a pilotaggio remoto: una nuova frontiera per la protezione e la sicurezza”. Come da tradizione IAI, l’obiettivo dell’evento, oltre alla discussione del Quaderno, è stato contribuire e alimentare la riflessione circa le principali tematiche di sicurezza e difesa, e il futuro dei cosiddetti Aeromobili a Pilotaggio Remoto (APR) rientra a pieno titolo tra le materie di principale interesse e attenzione.

“Siamo alla preistoria e ci aspetta un sviluppo straordinario”. Con queste parole il Generale Vincenzo Camporini, Vicepresidente IAI, ha aperto e moderato la conferenza a cui hanno preso parte il Segretario Generale della Difesa/Direttore Nazionale Armamenti (SGD/DNA) Generale Carlo Magrassi, il Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Generale Enzo Vecciarelli, il Capo Dipartimento della Protezione Civile Fabrizio Curcio, e il Direttore per lo sviluppo dei mercati e del business di Leonardo-Finmeccanica Giovanni Soccodato. Le conclusioni sono state affidate al contributo per iscritto del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti.

La presentazione iniziale si è concentrata su alcuni temi portanti dello studio IAI: un’analisi dei potenziali scenari di impiego nell’ambito civile e di sicurezza; una disamina dei principali aspetti e delle potenziali vulnerabilità del dominio cibernetico - mettendo in luce il concetto-guida di APR “resilienti”, ossia in grado di operare in sicurezza anche qualora siano vittime di un attacco e/o ne sia compromesso il funzionamento; e, infine, alcune prospettive future in termini di mercato, sviluppo tecnologico e integrazione nello spazio aereo non segregato e in ambiente ATM.

I numerosi e variegati contenuti del rapporto sono stati ampiamente condivisi dai relatori presenti alla conferenza. È inoltre emerso che a livello europeo la mancanza di fondi mirati non ha consentito, ad oggi, un pieno sviluppo del segmento APR, mostrando al contrario un quadro fortemente frammentato. Per questo motivo, occorre che l’Europa attui maggiori investimenti per velivoli sempre più autonomi e differenziati. Come altresì evidenziato dalla pubblicazione IAI, questi aeromobili sono e saranno tanto più intelligenti quanto più consistente sarà lo sforzo in ricerca e sviluppo messo in atto dagli attori interessati (istituzionali, industriali e non solo).

Gli APR si inseriscono nell’era dell’“Internet of Things” (IoT), ovvero della rete applicata alle cose. La natura pervasiva nella cosiddetta quinta dimensione che questi strumenti comportano mette in luce tanto le opportunità quanto le sfide di tale progresso. In un contesto di sicurezza in cui la minaccia può materializzarsi in ogni dove, tra i temi da affrontare circa il futuro degli APR ci sarà quello delle assicurazioni, delle certificazioni e della privacy, tutti volti ad assicurare l’inserimento in sicurezza di questi velivoli nello spazio aereo generale.

Ciò implica la necessità di governare tale cambiamento - da un’attività inizialmente di nicchia, quella degli APR si è evoluta a tal punto da essere fortemente presente nella quotidianità - definendo le regole di ingaggio dei diversi ambiti, evitando sovrapposizioni e puntare al coordinamento dell’uso dei cosiddetti droni. A riguardo, si è espressa l’esigenza di un approccio olistico, multidisciplinare e multidimensionale perché oltre alle evidenti potenzialità di impiego degli APR, le criticità non mancano, anzi. Esse sono connesse, ad esempio, alle possibili interferenze e alla gestione futura dello spazio aereo, per cui il concetto di difesa aerea come lo conosciamo oggi sembrerebbe destinato a cambiare profondamente.

Infine, data la trasversalità civile e militare che il tema porta con se, è stato sottolineato come la materia sia di profondo interesse del governo. Il tavolo tecnico istituito dalla Presidenza del Consiglio nel 2015 ne è un esempio per sviluppare e portare avanti sinergie a livello nazionale, “fare sistema” e incentivare tutte quelle eccellenze nazionali che l’Italia è in grado di garantire e sostenere.

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