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Italia, Europa e Nato: le sfide della guerra in Ucraina
Riccardo Alcaro, IAI e Antonio Villafranca, ISPI
Il conflitto in Ucraina, scatenato dall’aggressione russa, rappresenta una cesura nella storia europea. Mentre esso è nel pieno della seconda fase, la comunità internazionale occidentale – divisa dal resto dei Paesi che sostengono la Russia o non la ostacolano – cerca di reagire e le azioni messe in campo – nei settori della difesa, della diplomazia, delle politiche energetiche e della risposta alla crisi umanitaria – stanno plasmando profondamente i rapporti globali. Quale sarà l’impatto del conflitto sugli equilibri europei, sulle relazioni transatlantiche e sulla Nato nel medio termine? Come si sta muovendo l’Italia, Paese particolarmente esposto tanto dal punto di vista energetico quanto per via della penetrazione delle campagne di disinformazione russe?
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Articoli
I tempi ‘geopolitici’ dell’unità europea
Federico Castiglioni, IAI
La risposta dell’Unione Europea alla guerra in Ucraina è stata senza precedenti quanto a unità d’intenti tra gli Stati membri e le istituzioni e anche sul versante temporale. Dai pacchetti di sanzioni nei confronti di Mosca alle decisioni interne ai singoli Paesi relative agli approvvigionamenti energetici, dalle procedure da seguire per gli aiuti militari all’Ucraina al ruolo della European Peace Facility, a due mesi e mezzo dall’inizio del conflitto l’Ue ha dimostrato di essere in grado di assumere su di sé le responsabilità dettate dalla geopolitica.
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L’Alleanza atlantica e la guerra ucraina: cosa cambierà per l’Europa e l’Italia?
Mario Del Pero, ISPI
Il conflitto in Ucraina ha rifocalizzato l’attenzione sull’Alleanza Atlantica e ha posto le basi per un suo rafforzamento. In primo luogo, gli Stati Uniti hanno ribadito il proprio impegno e la propria leadership per la sicurezza europea. In secondo luogo, le ambizioni europee a una maggiore autonomia o sovranità strategica sono ora declinate in termini prettamente atlantiste di fronte al nemico comune rappresentato dalla Russia (e sempre di più anche dalla Cina). Per l’Italia le opportunità sono evidenti ma occorre anche tenere in considerazione alcune criticità derivanti dai vincoli strutturali economici e politici interni nonché dal rischio di una certa marginalizzazione geopolitica.
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Propaganda, il ‘quarto potere’ diffuso di Putin in Italia
Michelangelo Freyrie, IAI
Anche nel contesto della guerra in Ucraina, una delle strategie distintive di Mosca è il ricorso alla diffusione di disinformazioni mirate o all’amplificazione di narrative manipolate quale arma per colpire i propri avversari politici. L’Italia è sempre stata un Paese la cui opinione pubblica è stata particolarmente sensibile alle incursioni della propaganda russa. Alcune elite italiane, in particolare, hanno fatto da cassa di risonanza delle narrazioni approvate dal Cremlino e hanno contribuito a diffonderle tra un pubblico più ampio. Nonostante ciò, le opinioni di fondo degli italiani relative al conflitto non sembrano essere particolarmente influenzate da queste “strategie” propagandistiche.
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Sanzioni contro la Russia: Bruxelles, abbiamo un problema
Alessandro Gili e Matteo Villa, ISPI
Nella politica europea sulle sanzioni alla Russia, c’è un paradosso. Un paradosso che abbiamo potuto tralasciare fino ad oggi, ma con il quale dovremo fare i conti. Da una parte, la stragrande maggioranza degli europei si dichiara d’accordo con la necessità di ridurre la dipendenza dal gas e dal petrolio russi. Dall’altra, la stessa maggioranza teme l’impatto dell’aumento dei prezzi dell’energia. Mentre gli effetti della guerra e delle sanzioni iniziano a farsi sentire, vi è il rischio che i costi diventino troppo alti per gli europei, soprattutto dal punto di vista economico, facendo aumentare dissenso e spaccature.
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Infografica
Poco meno della metà del petrolio russo viene acquistato dai Paesi dell’Ue per far funzionare le loro economie. Esso rappresenta il 27% delle importazioni totali europee e pertanto il suo embargo, che dovrebbe essere approvato nel corso dei prossimi giorni o settimane, rappresenterebbe un cambiamento di portata radicale.
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