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Dal G20 alla COP26: quale bilancio?
Riccardo Alcaro, IAI e Antonio Villafranca, ISPI
Con la fine della Cop26 di Glasgow si sono chiusi alcuni mesi molto intensi sul fronte della diplomazia internazionale in particolare per quanto riguarda la lotta al cambiamento climatico. La staffetta tra la conferenza finale del G20 di Roma e la Cop26 ha anche visto il protagonismo dell’Italia e della propria leadership climatica, oltre a rappresentare un’occasione importante per il rilancio del multilateralismo nella gestione dei problemi globali. Quale bilancio può trarre oggi l’Italia?
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Articoli
Il multilateralismo italiano nel nuovo scenario internazionale
Ettore Greco, IAI
L’ormai conclusa presidenza italiana del G20 ha dimostrato l’interesse dell’Italia a essere riconosciuta come membro dei forum globali di prestigio che gestiscono la governance globale. Di fronte al cambiamento degli equilibri globali e all’ascesa e competizione tra le nuove potenze, il nostro Paese deve compiere sforzi maggiori per difendere il proprio status internazionale, cosa che non può prescindere dal rafforzamento dell’Unione europea e delle sue relazioni esterne.
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Cop26: il bilancio degli accordi di Glasgow
Massimo Lombardini, ISPI
Le conclusioni della Cop26 contenute nel Glasgow Climate Pact mostrano che sono stati fatti alcuni passi avanti, ad esempio esse contengono per la prima volta un riferimento esplicito alla riduzione del consumo di carbone, anche se la strada da percorrere è ancora lunga. In particolare, l’Unione europea deve capire che è necessario investire in politiche climatiche di cooperazione con Paesi terzi attraverso la diplomazia climatica per promuovere comportamenti virtuosi anche al di fuori dei propri confini.
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Clima: l’Italia alla prova del G20 e della Cop26
Margherita Bianchi, IAI
Nelle difficili circostanze di questo anno post-pandemico, la leadership climatica del Presidente del Consiglio Mario Draghi sembra aver colto la complessità della prova sia a Roma che a Glasgow, spiccando tra i leader G7 e G20 anche per il ruolo più defilato giocato da altre potenze, a partire dalla Germania e dalla Francia. Per consolidare questa leadership climatica e allo stesso tempo rafforzare il consenso internazionale sulla lotta al cambiamento climatico, Roma deve puntare tanto sulla dimensione interna, anche grazie al Pnrr, quanto su quella esterna.
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Finanza climatica: cosa manca per realizzare gli impegni della Cop26
Ruben David, ISPI
Tra le questioni più divisive in termini della ricerca di un compromesso affrontate durante la Cop26 vi è stata sicuramente quella relativa alla finanza climatica internazionale. Se da una parte l’accordo finale rileva con “profondo rammarico” che i Paesi ricchi hanno mancato l’obiettivo fissato per il 2020 di fornire 100 miliardi di dollari all’anno per aiutare i Paesi in via di sviluppo, dall’altra esso chiede ai primi di “almeno raddoppiare” il sostegno alle misure di adattamento per affrontare gli impatti negativi del cambiamento climatico già in atto.
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