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Russia e Stati Uniti di fronte alla crisi siriana

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09/07/2012

A quasi diciassette mesi dallo scoppio della rivolta popolare in Siria, non si intravedono spiragli per una soluzione politica alla crisi. I ripetuti veti di Russia e Cina al Consiglio di Sicurezza dell'Onu impediscono di instaurare un regime globale di sanzioni contro il regime siriano. Mentre gli Usa e gran parte dei paesi occidentali premono per le dimissioni del presidente siriano e un cambiamento di regime, Russia e Cina chiedono di dare ancora tempo alla diplomazia e continuano ad opporsi a ogni azione coercitiva. In realtà, l'ostruzionismo russo-cinese in sede Onu complica una soluzione diplomatica della crisi. L'escalation in atto nelle principali città del paese - in particolare a Damasco, la capitale, e ad Aleppo - hanno di fatto messo la una pietra tombale sul piano Annan che mirava a una cessazione delle ostilità in vista dell'avvio di un negoziato. Una transizione "morbida" in stile yemenita, con il passaggio del potere a un membro del regime in cambio dell'immunità per il presidente Assad, appare sempre più difficile da perseguire nel contesto siriano. Sia il governo sia l'opposizione hanno infatti rifiutato quest'opzione. Sembra probabile un ulteriore inasprimento degli scontri nelle prossime settimane. l russi continuano a sostenere il regime di Assad non solo per tutelare specifici interessi economici e strategici, ma anche perché non vogliono dare mano libera alle potenze occidentali in Medio Oriente, una regione nella quale ambiscono a mantenere una presenza e un ruolo di peso. Gli Stati Uniti, dal canto loro, temono che l'escalation della crisi in Siria porti a una destabilizzazione dell'intera regione, all'aumento delle tensioni etnico-religiose e a una ripresa di movimenti jihadisti stile Al-Qaeda. Con uno scenario regionale in grande trasformazione per effetto della cosiddetta "primavera araba" la diplomazia Usa avverte l'esigenza di rilanciare i rapporti con il mondo arabo. Il suo sostegno alla causa dei rivoltosi siriani ha anche l'obiettivo di favorire il dialogo con i nuovi partiti e leaders al potere o in ascesa nei paesi arabi. Difficilmente si uscirà dall'attuale stallo senza un ruolo più incisivo della comunità internazionale. La rivolta interna e le pressioni esterne hanno indebolito il regime di Assad, ma è del tutto prematuro affermare che abbia i giorni contati. Si sono verificate importanti defezioni, ma non tali, per il momento, da mettere in seria difficoltà l'apparato repressivo del regime, che continua ad avere capacità militari nettamente superiori a quelle dell'opposizione armata. Anche politicamente l'opposizione rimane frammentata e priva di una guida unitaria nonostante le numerose iniziative intraprese per conferirle una maggiore coesione e unità di intenti.

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