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Osservatorio sulla Difesa Europea, novembre 2001

15/11/2001

19-20 Novembre 2001
Riunione Cag e Ministri Difesa Ue – Seconda Conferenza sulle Capacità

Il Consiglio Affari Generali ed i Ministri della Difesa dell’Unione Europea si sono riuniti a Bruxelles per discutere gli avanzamenti nell’ambito della costituzione della forza europea di intervento rapido.
Al termine della “Capability Improvement Conference” è stato approvato un documento che, pur riconoscendo gli sforzi intrapresi (e le contribuzioni aggiuntive) per rendere operativa la forza al più presto (e comunque entro il 2003), sottolinea le carenze tuttora permanenti e i rischi connessi a tali mancanze.
In particolare, sono stati identificati quali settori d’intervento: la logistica, la proiezione delle forze, la mobilità delle forze di terra, l’aviazione imbarcata, la sanità militare, il munizionamento di precisione, il Csar (Combat Search And Rescue), le capacità strategiche di intelligence, comunicazione, comando e sorveglianza, la mobilità strategica navale e aerea. 
Il comunicato identifica inoltre la necessità di accrescere il livello qualitativo delle forze e il coordinamento degli sforzi nazionali in diversi ambiti, fra cui il procurement, la logistica, il training e gli staff internazionali.
Al fine di incrementare le capacità militari, i governi si sono impegnati a sostenere un Piano d’Azione che razionalizzi gli sforzi dei singoli paesi rendendoli più efficaci ed efficienti, favorisca le cooperazioni e guadagni l’appoggio dell’opinione pubblica interna.
Il processo di adeguamento delle capacità si baserà su maggiori contribuzioni nazionali, l’incremento dell’efficienza di quelle già definite e possibilmente la coproduzione e il finanziamento, gestione e utilizzo comune dei mezzi ancora necessari.
Il Comitato Militare è responsabile del Piano d’Azione, che potrà articolarsi su più “tavoli”, ciascuno sotto la guida di uno o più paesi “leader”.
I Ministri hanno anche riconosciuto la necessità di rafforzare la base tecnologica ed industriale della difesa in Europa, tramite l’armonizzazione dei requisiti militari e della pianificazione delle acquisizioni.
Non sono state evidenziate le implicazioni di spesa legate all’avanzamento delle capacità militari ritenuto necessario al fine di svolgere in autonomia tutte le operazioni “di tipo Petersberg”. 
Rimane irrisolto il nodo dell’accesso alle capacità della Nato, sempre a causa dell’opposizione turca (ulteriormente irrigidita dall’evoluzione della politica europea verso Cipro).
Inoltre, i Ministri non hanno trovato un comune accordo sulla necessità di svolgere riunioni formali nell’ambito di un apposito Consiglio Difesa.

La seconda Conferenza sulle Capacità militari dell’Ue costituisce un importante elemento per il rilancio della Pesd al fine di raggiungere gli obiettivi prefissati.
I recenti eventi internazionali hanno evidenziato in misura crescente la necessità per l’Europa di sviluppare una politica di sicurezza comune, nel più breve tempo possibile.
In termini operativi, rimane ancora una lunga strada da percorrere, come riconosce peraltro il documento finale approvato, ma non sembra mancare la volontà politica che si ponga a guida degli sforzi organizzativi.
Si impone però uno sforzo per accelerare i tempi e dotare le iniziative di difesa europee dei fondi necessari per la loro realizzazione. Sarebbe nocivo se emergesse invece una politica che rischia di creare grandi aspettative nel breve termine e di fermarsi ad interventi declamatori più che sostanziali, ma nella realtà si dotasse di strumenti insufficienti o comunque troppo diluiti nel tempo.
Anche dal punto di vista strutturale, ci si deve chiedere se il sistema del paese guida sia sufficiente, o non vada integrato in una più ampia logica comunitaria.
In ogni caso, è evidente che un simile processo richiederà una cooperazione differenziata fra paesi e non necessariamente allargata sempre a tutti i 15 membri dell’Unione.

19 Novembre 2001
Riunione Cag e Ministri Interni Ue – Capacità di Polizia Internazionale

Il Consiglio Affari Generali, con la partecipazione dei Ministri dell’Interno, ha approvato un documento al termine della “Police Capability Commitment Conference”, con cui i paesi membri si impegnano, entro il 2003, a costituire una forza di polizia internazionale per missioni all’estero.
Con questa conferenza, vengo rispettati gli impegni intrapresi ai Consigli Europei di Feira e di Göteborg, relativi ad una forza di 5.000 uomini, di cui 1.000 impiegabili entro trenta giorni (divenuti ora 1.400). 
Le forze di polizia saranno anche del tipo militare (Carabinieri, Gendarmerie…); i contributi nazionali sono così suddivisi:

NAZIONE CONTRIBUTO di cui impiegabili in 30 giorni
Italia 971 242
Germania 910 90
Francia 810 300
Spagna 500 300
Regno Unito 450 40
Portogallo 250 200
Grecia 180 20
Svezia 170 50
Olanda 133 20
Belgio 130 100
Danimarca 125 25
Austria 110 20
Irlanda 80 80
Finlandia 75 15
Lussemburgo 6 1

 

19 Novembre 2001
Programmi militari – ETAP

I Ministri della Difesa di sei paesi europei (Italia, Francia, Germania, Regno Unito, Spagna e Svezia), riuniti a Bruxelles in occasione della Conferenza sulle Capacità militari dell’Unione, hanno lanciato un programma comune denominato ETAP, European Technology Acquisition Programme.
L’iniziativa è dedicata allo studio e al raggiungimento delle conoscenze tecnologiche necessarie per il mantenimento di una capacità europea nell’ambito dei futuri sistemi per il combattimento aereo.
Il progetto coinvolge le principali industrie europee della difesa, quali EADS, Dassault, BAe Systems, SAAB e Finmeccanica.

L’iniziativa dei governi dei principali paesi coinvolti nel processo politico ed industriale di creazione dell’Europa della difesa contribuisce a rilanciare la credibilità delle politiche di integrazione dopo un periodo in cui erano emersi alcuni dubbi e rallentamenti nel cammino intrapreso.
La necessità di dare nuovo slancio all’industria aerospaziale si rendeva ancor più pressante in seguito ai passi in avanti compiuti del programma americano JSF per la costruzione di un caccia multiruolo da attacco al suolo (l’F-35 della Lockheed Martin).
La decisione di percorrere una strada slegata dalla realizzazione di una specifica piattaforma e tesa piuttosto a definire le tecnologie abilitanti pare particolarmente lungimirante e rappresenta certamente un interessante elemento di rottura rispetto ai tradizionali programmi multinazionali di procurement. 
La sostenibilità dello sforzo industriale europeo nei prossimi venti-trenta anni dipenderà sempre più dalla capacità dei governi europei di trovare accordi politici che supportino il processo di ristrutturazione dell’industria della difesa europea, al fine di conservare quella base produttiva e tecnologica necessaria per sostenere il processo di integrazione politico-militare.