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Osservatorio sulla Difesa Europea, febbraio 2000

15/02/2000

7 febbraio 2000
UE – Riunioni CONSIGLIO UE e MINISTRI DIFESA

La Presidenza di turno dell’Ue (portoghese), ha definito le date in cui si incontreranno rispettivamente i Ministri della Difesa (28 febbraio, riunione informale) e il Consiglio Affari Generali (14 febbraio).
Il Consiglio dovrebbe in quella sede definire gli sviluppi del Comitato Politico e di Sicurezza (Cops), del Comitato Militare e dello Stato Maggiore dell’Unione.
I Ministri della Difesa analizzeranno le conclusione del Consiglio Europeo di Helsinki di dicembre.

I meeting indetti dalla Presidenza dell’Ue sono volti a riprendere il cammino dell’Unione verso la definizione di una effettiva capacità militare comune, per ora limitata alle operazioni "Petersberg" che non coinvolgano l’Alleanza Atlantica nel suo insieme.
In seguito alle decisioni assunte sotto la precedente Presidenza finlandese, gli Stati membri si sono assunti l’onere di sviluppare, entro il 2003, una capacità militare comune di 50.000/60.000 soldati impiegabili entro 60 gg. e per un periodo di un anno in azioni "tipo Petersberg".
Per raggiungere concretamente questo obiettivo, i paesi devono accordarsi sulle strutture politiche e di comando da porre a capo della struttura militare (organi provvisori del Consiglio) e identificare gli obiettivi di massima da raggiungere. Dall’esito delle riunioni dipende l’evoluzione che l’intero processo di integrazione in sede europea subirà durante il semestre di presidenza portoghese perché in mancanza di una chiara direzione politica si riscontreranno difficoltà nello sviluppo della struttura militare.

14 febbraio 2000
Riunione CONSIGLIO AFFARI GENERALI: istituzione strutture provvisorie PESD

Il Consiglio Affari Generali ha istituito tre strutture provvisorie nell’ambito dello sviluppo di una politica di difesa e sicurezza comune: il Comitato Politico e di Sicurezza (Cops), il Comitato Militare ed un gruppo di esperti militari nazionali presso il Segretariato Generale.
Non è stato risolto il problema della presidenza del Cops in caso di crisi (competenza della Presidenza di turno o dell’Alto Rappresentante), mentre il Comitato Militare dipenderà sia dal Cops che dall’Alto Rappresentante.

Le decisioni del Consiglio rappresentano un altro passo avanti nel percorso di istituzionalizzazione delle strutture politico-militari preposte al coordinamento delle future capacità operative con il controllo e l’indirizzo politico dell’azione.
Il particolare, l’istituzione del Cops, in precedenza fonte di contrasti fra i paesi, sebbene non risolva ancora il problema del coordinamento con l’Alto Rappresentante (Solana), chiarisce il problema della catena di comando.
Tutte queste strutture, composte da funzionari di alto livello, dovrebbero riunirsi a scadenze regolari e piuttosto frequenti, svolgendo così una reale funzione di indirizzo della politica di sicurezza europea.
Le istituzioni provvisorie costituiscono il quadro entro cui si svilupperanno i futuri organismi permanenti e garantiranno il necessario indirizzo politico alla struttura operativa militare in corso di formazione.
Questa soluzione ha carattere provvisorio in attesa che la revisione del Trattato consenta di impostare una struttura più articolata in un quadro istituzionale più definito.

22 febbraio 2000
Riunione PARLAMENTO UE e ASSEMBLEA NATO – Problematiche emerse

Si è tenuta a Bruxelles la prima riunione congiunta fra i due organismi; sono state definite le modalità di partecipazione reciproca alle riunioni delle rispettive Assemblee, al fine di garantire i necessari coordinamenti fra l’iniziativa Ue nel settore della sicurezza e difesa e l’Alleanza Atlantica.
Sono emerse alcune preoccupazioni riguardanti il problema delle diverse membership dei paesi interessati alla sicurezza europea (Ue, Nato, Ueo) e circa i futuri rapporti transatlantici, nonché riguardo la realizzabilità degli "headline goals" nell’attuale contesto di ridotti bilanci per la difesa.

L’incontro parlamentare, oltre a dare inizio alle necessarie procedure di consultazione fra gli organi delle principali organizzazioni candidate a garantire la sicurezza europea nel prossimo futuro, è stato un’occasione per mettere in luce i principali ostacoli che l’iniziativa europea di sicurezza e difesa dovrà affrontare.
Innanzi tutto, si deve definire a livello di "institution building" la modalità di partecipazione dei diversi paesi europei in funzione della loro appartenenza o meno alle attuali organizzazioni di sicurezza: dei 15 paesi Ue, 4 (Austria, Finlandia, Irlanda e Svezia) non sono membri Nato, e solo 10 sono membri anche dell’Ueo, mentre vi sono 8 paesi (Islanda, Norvegia, Turchia, Usa e Canada, oltre ai nuovi membri Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria) che appartengono alla Nato ma non all’Ue e all’Ueo (se non come associati o osservatori).
E’ interessante sottolineare come rimanga aperto il problema del futuro dell’Assemblea Parlamentare dell’Ueo, man mano che le funzioni di quest’organizzazione saranno assorbite dall’Ue. Alcuni paesi, tra cui Francia e Regno Unito, si sono sinora espressi per un mantenimento dell’Assemblea e contro un’estensione delle competenze del Parlamento Europeo (Pe) anche nel settore della Pesd (Politica Europea di Sicurezza e Difesa). Il Pe d’altro canto mantiene competenze generali sul bilancio e potrebbe quindi rientrare in gioco ogni qualvolta venissero impiegati fondi comuni. Rimane aperto il problema di una maggiore connessione tra le istanze parlamentari europee e i parlamenti nazionali in questo campo.
Rimane tuttora irrisolto il nodo del particolare ruolo degli Stati Uniti per la sicurezza europea, in base al quale si dovranno anche definire i rapporti con la Nato; una soluzione potrebbe essere trovata assegnando alla Nato il diritto di impegnarsi in una crisi prima che le strutture Ue possano intervenire (cosiddetto "right of first refusal").
I Ministri della Difesa dell’Eu si riuniranno il 28 Febbraio a Sintra per discutere di questi problemi, in vista del Consiglio Europeo di Lisbona (23-24 Marzo).

28 febbraio 2000
Riunione MINISTRI della DIFESA UE

I Ministri della Difesa dei 15 paesi dell’Ue si sono riuniti a Sintra (Portogallo) per analizzare le decisioni del Consiglio Europeo di Helsinki dell’11 dicembre 1999 e si sono accordati per rendere operativi gli organismi provvisori della Pesd dal primo di marzo. Si sono anche impegnati a nominare al più presto gli esperti nazionali presso le strutture militari provvisorie, garantendo la loro operatività dalla fine di marzo.
E’ stato inoltre approvato un programma di lavoro che conduca entro fine anno ad una conferenza sulla creazione della Forza d’intervento prevista dal Comunicato Finale del Consiglio di Helsinki.
Il Ministro della Difesa francese, Richard, ha proposto che ogni paese stanzi lo 0,7% del Pil per gli investimenti della difesa.

La riunione informale, tenutasi poco dopo quella del Consiglio Affari Generali del 14 febbraio, ha visto un primo impegno da parte dei governi nazionali sulla strada dell’effettiva costituzione di una politica militare, dotata anche di una capacità operativa.
Gli accordi raggiunti permetteranno di rendere operativi in brevissimo termine le strutture responsabili dell’evoluzione della Pesd. La rapidità con cui i governi nazionali stanno rispondendo alle iniziative in sede europea potrebbe essere un segnale di un reale interesse e impegno per lo sviluppo di una capacità militare europea.
Sebbene dalla riunione non siano ovviamente scaturite decisioni, l’incontro ha consentito di definire il successivo cammino istituzionale in modo preciso, garantendo da una dispersione degli sforzi sinora compiuti. 
Sono inoltre emersi i primi problemi che i decisori si preparano a fronteggiare, e in particolare la spinosa e vitale questione delle risorse economiche necessarie per supportare la nascita di una Pesd efficace, dotata di uno strumento militare effettivo ed efficiente. I governi nazionali hanno infatti preso coscienza della necessità di convergere non solo ad un comune livello di capacità operativa, ma anche di impegno finanziario, il che implicherà un aumento della spesa militare dei paesi europei. 
I bilanci della difesa in Europa sono inadeguati, sia quantitativamente sia qualitativamente, rispetto agli impieghi futuri; la proposta francese di convergere ad un livello di spesa per investimenti adeguata tende proprio ad ovviare a questo stato di cose e ad evitare pericolosi fenomeni di free riding. Per l’Italia si tratterebbe di un sostanziale incremento; queste politiche di bilancio sono poco popolari, ma potrebbero apparire accettabili al pubblico in quanto inserite in un quadro internazionale di sicurezza.
Il Consiglio Affari Generali del 20 marzo partirà dalle considerazioni di questa riunione per giungere auspicabilmente alle sue prime decisioni in materia.