Print version

One Year On: An Assessment of the EU-Turkey Statement on Refugees

22/03/2017

Nel 2015 l’Unione europea ha dovuto far fronte a una delle crisi più gravi di tutta la sua storia. I flussi di rifugiati dal Mar Egeo hanno causato un dramma umanitario che ha richiesto una rapida risposta. La crisi ha riguardato uno Stato membro in particolare, la Grecia, mentre un altro paese di transito, la Turchia, ha svolto un ruolo cruciale. Paese candidato e partner economico da lungo tempo, la Turchia ha bloccato i profughi, facendo la guardia ai confini dell’Europa. Dopo i tanti tentativi inconcludenti della Commissione europea di riallocare i richiedenti asilo negli Stati membri dell’Ue, esternalizzare il problema è apparsa la migliore opzione ai leader europei. A seguito di un inatteso rivitalizzarsi delle relazioni, Turchia e Unione europea hanno concluso un accordo per fermare questi flussi di migranti irregolari verso l’Europa. La dichiarazione Ue-Turchia è stata firmato il 18 marzo con la clausola che talune concessioni sarebbero state fatte alla Turchia, tra cui l’apertura di nuovi capitoli nei negoziati di adesione, 3 (più 3) miliardi di euro e, la più importante, l’esenzione dal visto per i cittadini turchi. L’accordo è stato però subito oggetto di critiche da parte di molti settori. Un anno dopo è necessario farne una valutazione onesta poiché l’Unione europea sta considerando nuovi accordi con altri paesi di transito. La Turchia e alcuni importanti paesi dell’Ue, come Paesi Bassi, Francia e Germania, si trovano nel frattempo di fronte a sfide elettorali molto critiche. Politica interna e decisioni di politica estera risultano essere quindi strettamente intrecciate. Le autrici valutano il primo anno della dichiarazione Ue-Turchia sui rifugiati, analizzando gli sviluppi della situazione attuale.

Paper preparato per l'Istituto Affari Internazionali (IAI) e Elcano Royal Institute, marzo 2017. Pubblicato anche in Analyses of the Elcano Royal Institute (ARI), No. 21/2017 (21 March 2017).