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L'evoluzione geopolitica nel Medioriente

Autori:
17/12/2018

Nel corso del 2017 la lunga crisi regionale nel Medioriente e nord Africa è continuata concentrandosi sui conflitti in Siria, Iraq, Yemen e Libia con sempre più catastrofiche conseguenze di ordine umanitario, morale, economico e sociale. Due guerre si stanno esaurendo: quella contro l’Isis (Stato Islamico) in Siria ed Iraq e quella fra le opposizioni siriane e il regime di Damasco. Tuttavia dall’esaurirsi di queste guerre sembrano nascerne di nuove: in Siria la Turchia ha attaccato i curdi siriani, invadendo di nuovo il nord della Siria (dopo l’operazione «Scudo dell’Eufrate» nell’agosto 2016) stavolta dal lato della zona di Afrin; allo stesso tempo fermenta un conflitto fra gli stessi curdi siriani e il regime di Damasco nel sud-est del paese, dove il regime e i suoi alleati sono tornati ad operare nella seconda metà del 2017 (conflitto che se erompesse avrebbe una forte inclinazione a generalizzarsi); infine, la crescente presenza iraniana al confine con Israele e l’aumento della tensione che ne consegue potrebbe tradursi nello scontro fra i due paesi che gli iraniani danno mostra di cercare (gli incidenti aerei del 10-11 febbraio 2018 che riferiamo oltre ne sono un segnale). Nel complesso, diplomazia e politica non riescono a stabilizzare i conflitti diffusi in tutta la regione e trovare una via di uscita alle crisi in corso. Né sembrano avere possibilità di farlo nel 2018 se non forse in Libia (dove però ogni possibile soluzione si presenta di carattere molto precario). Il cambiamento più rilevante del 2017 si è compiuto nell’area del Levante in conseguenza della sconfitta dell’Isis come entità territoriale e statale. Con poche eccezioni, molto localizzate e destinate ad essere presto eliminate, i territori che aveva occupato sia in Siria sia in Iraq sono stati liberati. La fine nel Levante del progetto drammaticamente revisionista dell’Isis (un solo legittimo Stato religioso al posto degli illegittimi Stati secolari fondati dal colonialismo e continuati da governi nazionali altrettanto illegittimi) ne retrocede considerevolmente la minaccia e, almeno nel Levante, ridimensiona il ruolo del jihadismo come focolaio trasversale di conflitto rispetto agli Stati. Gli Stati tornano perciò ad avere un ruolo protagonista nella crisi del Medioriente e del nord Africa, anche se l’azione insurrezionale e l’impiego del terrorismo continueranno a morderli ai fianchi. Perciò in questa analisi degli sviluppi nella regione del Medioriente e nord Africa durante il 2017 e all’inizio del 2018 ci concentreremo sugli Stati, in particolare sui quattro Stati che abbiamo già evocato: l’Iraq, la Siria, lo Yemen e la Libia tralasciando i movimenti non-statali.