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Le relazioni internazionali dell'Unione europea dopo i Trattati di Amsterdam e Nizza

30/09/2003

Alla vigilia dell’approvazione di un nuovo Trattato dell’Unione Europea, frutto del lavoro della Convenzione sul futuro dell’Europa presieduta da Valery Giscard D’Estaing, il tema del ruolo internazionale dell’Unione è balzato in primo piano sia per le vicende internazionali (guerra in Irak) che per una logica interna di sviluppo del sistema istituzionale dell’Unione. E proprio per analizzare i contenuti e le evoluzioni dell’impianto giuridico ed istituzionale che regola ed ispira l’azione dell’Unione quale attore internazionale è stato promosso un gruppo di ricerca interdisciplinare fra Istituto Affari Internazionali (Iai) e Istituto di Diritto Internazionale (Idi) della Università Sapienza di Roma. Ad esso, oltre ai direttori dei due Istituti, hanno partecipato ricercatori dello Iai e dell’Idi che hanno lavorato assieme dal dicembre del 1999 all’inizio del 2003 e i cui risultati di studio sono qui presentati. I ricercatori del progetto hanno redatto dei contributi di analisi volti ad approfondire le numerose e rilevanti modifiche apportate dai Trattati di Amsterdam e Nizza nei settori di rilevanza per l’azione internazionale dell’Unione e con ciò hanno svolto un lavoro di ricostruzione che rappresenta un’importante base di conoscenza per comprendere meglio i lavori della Convenzione.
Il primo capitolo (Raffaele Farella e Mattia Magrassi) affronta, alla luce delle progressive modifiche apportate al Preambolo ed alle Disposizioni comuni del Trattato, il tema degli obiettivi generali e dei principi ispiratori della Politica Estera e di Sicurezza Comune europea (PESC), che resta a tutt’oggi un’iniziativa “sempre in costruzione e sempre incompleta”, in base ad una valutazione espressa dopo Amsterdam ma che può essere considerata attuale anche dopo Nizza.
Un altro contributo (Riccardo Basso), illustra dapprima i tratti salienti della disciplina sulle cooperazioni rafforzate introdotta con il Trattato di Amsterdam e successivamente perfezionata con il Trattato di Nizza, indicando quali siano state le ragioni di ordine politico e istituzionale che hanno suggerito l’adozione di una regolamentazione generale sulla “integrazione flessibile”. Viene successivamente ricostruita la disciplina applicabile alle relazioni esterne dell’Unione con riferimento alle iniziative svolte attraverso forme di cooperazioni rafforzate.
Altro capitolo d’indagine, come era ovvio dato il tema della ricerca, ha riguardato la riforma della politica estera comune nei Trattati di Amsterdam e Nizza (Flaminia Gallo). La politica estera dell’Unione (Pesc) è stata istituita con il Trattato sull’Unione Europea, firmato a Maastricht il 7 febbraio del 1992. Con questo Trattato gli Stati membri decisero di intensificare e strutturare la cooperazione politica europea, ora parte integrante dell’Unione Europea (UE).
Altro rilevante tema d’indagine è stato quello delle innovazioni apportate dai due Trattati al settore della politica di difesa comune (Raffaella Circelli). Nonostante la Conferenza intergovernativa per la revisione dei Trattati del 1996 avesse tra le sue priorità quella di realizzare una riforma istituzionale che definisse una forte identità politica dell’Unione Europea sulla scena internazionale e una capacità di azione reale in tema di politica estera e di sicurezza, le soluzioni fornite dal Trattato di Amsterdam a tali questioni non sono state giudicate soddisfacenti.
All’interno del gruppo di lavoro si è dato poi spazio anche alla materia delle relazioni economiche e commerciali dell’Unione con Stati terzi (Alessandra Mignolli). Lo studio ripercorre, sotto il profilo giuridico, l'evoluzione della politica commerciale comunitaria in rapporto agli sviluppi vissuti dalle relazioni economiche e commerciali sul piano internazionale multilaterale, in particolare nel corso degli anni novanta e a seguito della nascita dell'OMC/WTO nel 1994. L'indagine prende le mosse dalla giurisprudenza della Corte di giustizia delle Comunità europee in tema di competenza commerciale comune per poi esaminare le modifiche che i trattati di Amsterdam e Nizza hanno introdotto in questa materia.
Un altro capitolo è stato dedicato alle materie contemplate dal Titolo IV TCE relative ad immigrazione, asilo e politiche connesse alla libera circolazione delle persone (Silvia Bertini). Il principio della libera circolazione delle persone si ritrova già nel Trattato di Roma del 1957, il quale, auspicando una “unione sempre più stretta tra i popoli europei”, prevedeva che gli Stati membri realizzassero un “mercato comune” comportante l’eliminazione degli ostacoli alla libera circolazione delle merci, delle persone, dei servizi e dei capitali. Ma delle quattro libertà fondamentali, la libera circolazione delle persone è stata la più difficile da realizzare in quanto è quella che urta più direttamente contro l’attaccamento alle frontiere nazionali e alle prerogative sovrane dei singoli Stati membri.
Un’ultima sezione di studi ha ad oggetto l’evoluzione della cooperazione, nei settori della giustizia e degli affari interni (Ignazia Satta). La cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale assume rilevanza sulle relazioni esterne dell’Unione in una duplice direzione: sotto il profilo dell’allargamento ai paesi candidati all’adesione dell’Europa centrale ed orientale (nonché Cipro, Malta e la Turchia), e sul ruolo dell’Unione come protagonista della scena internazionale nella lotta contro il terrorismo, la criminalità organizzata, il traffico di droga e armi, la tratta degli esseri umani, i reati contro i minori.

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