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Europa potenza? Alla ricerca di una politica estera per la Comunità

15/10/1973

Uno studio su una politica estera della Comunità sarebbe stato considerato fino a qualche anno fa come un'astrazione. Oggi, dopo la fine di quello che François Duchêne chiama «lo scisma d'Occidente», l'ingresso cioè nella Comunità di Gran Bretagna, Danimarca e Irlanda, il concetto di una politica estera comune, di una definizione del posto e del ruolo dell'Europa comunitaria nel mondo entra nel novero delle realizzazioni possibili. L'analisi dei rapporti esterni della Comunità è stata condotta per paesi o gruppi di paesi e per materie. Il volume presenta quindi il vantaggio di un compendio sintetico ed aggiornato di tutti gli elementi che concorrono a formare la problematica esterna della Comunità. La sua originalità risiede poi nella identificazione delle effettive possibilità di manovra che da questa analisi scaturiscono per una politica estera comunitaria. Si è proceduto per eliminazione. Viene scartata l'ipotesi che l'Europa possa diventare in un avvenire prevedibile una superpotenza capace di tener testa a quelle esistenti, di diventare nel mondo un centro di potere di peso eguale a quello loro: e ciò in sostanza perché essa non è in grado di darsi un armamento nucleare credibile. L'argomentazione su cui si fonda questa conclusione è rigorosa, anche se susciterà controversie. Scartata è del pari l'ipotesi di un'Europa neutrale, che pur piacerebbe a non pochi nei paesi dell'Europa occidentale. Una neutralità armata si urterebbe anch'essa allo scoglio del deterrente nucleare su cui dovrebbe poggiare per essere credibile: una neutralità disarmata non sarebbe consentita ai paesi della Comunità e rischierebbe di essere prima o dopo travolta. La Comunità esercita un peso ed una forza di attrazione tale che non le è lecito sperare di rimanere al riparo delle tensioni che percorrono il mondo. Che cosa resta allora? Gli autori propongono un'Europa «potenza civile», nozione in cui riassumono tutte le possibilità di influenza di cui i paesi membri della Comunità effettivamente disporrebbero, sol che si decidessero di utilizzarle insieme. Questo potere dovrebbe essere esercitato al fine di estendere al maggior numero possibile di paesi del mondo l'impegno di assoggettare i comportamenti nazionali a norme comuni che i paesi membri hanno assunto. Gli autori dello studio hanno inteso provocare un dibattito. Ed un dibattito il più esteso possibile è senza dubbio necessario se ciò che si vuole è l'Europa del consenso e non un'Europa degli addetti ai lavori, in cui riesca difficile al singolo cittadino di identificarsi.

Translation of A Nation Writ Large? Foreign-Policy Problems Before the European Community, Basingstoke, MacMillan, 1973. Published also in German as Zivilmacht Europa - Supermacht oder Partner? (Frankfurt am Main, Suhrkamp, 1973) and in French as L'Europe avec un grand E. Bilan et perspectives, Paris, Laffont, 1973.