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giugno 2020
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Video
L’Europa, l’Italia e la sfida del rilancio economico
Ferdinando Nelli Feroci, Presidente IAI e Giampiero Massolo, Presidente ISPI
Dopo un breve tentennamento iniziale, l’Unione europea ha cambiato decisamente passo e ha messo in campo una serie di programmi ambiziosi per sostenere gli stati membri nell’affrontare l’impatto economico dell’emergenza del Covid-19. Saprà l’Italia cogliere questa grande opportunità e proporre seri progetti di riforma strutturale intorno ai capisaldi del Green Deal, della digitalizzazione e delle infrastrutture?
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Articoli
Ripresa economica: le misure dell’Ue
Franco Bruni, ISPI
La risposta dell’Unione europea per fronteggiare la crisi del Covid-19 si è mossa su vari binari, dalla politica monetaria, con l’immissione di ingente liquidità da parte della BCE, alle misure di bilancio che hanno visto il rilassamento temporaneo dei vincoli del Patto di Stabilità, il rafforzamento del MES e la creazione di SURE. Infine e soprattutto, vista la dimensione e lo spettro delle misure che contiene, la Commissione ha disegnato il Next Generation EU che è ora in discussione da parte del Consiglio europeo. Alla prova dei fatti la risposta complessiva va nella direzione di un’Europa più unita e forte economicamente.
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Next Generation EU: il dibattito politico in Italia
Nicoletta Pirozzi, IAI
Il dibattito politico italiano circa il contenuto e la forma delle misure messe in cantiere dall’Unione europea per affrontare la crisi, soprattutto economica, causata dal Covid-19 è stato ad ora più di natura polemica che dialettica ed è avvenuto all’esterno della principale sede istituzionale preposta, ovvero il Parlamento. Mentre la portata della crisi che stiamo vivendo imporrebbe una strategia ambiziosa e coerente scaturita da un patto di unità nazionale, ciò a cui assistiamo è un aumento delle tensioni tra maggioranza e opposizione e una crescente destabilizzazione delle singole formazioni politiche.
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Recovery Fund: compromesso cercasi
Antonio Villafranca, ISPI
I negoziati circa il funzionamento del Recovery Fund saranno al centro della discussione del prossimo Consiglio europeo. Molte ancora le incertezze, legate anche al fatto che i negoziati riguarderanno anche il bilancio Ue 2021-2027 su cui il Fondo stesso dovrà poggiare. Ancora una volta la spaccatura intra-europea è tra visioni diverse circa il rapporto tra linee di credito ai Paesi in difficoltà e riforme da mettere in campo. Al di là del risultato finale, per l’Italia – beneficiario numero uno del Recovery Fund – sarà molto importante approntare piani di investimento e di riforma credibili e con una chiara tabella di marcia.
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La nuova stagione dei rapporti Italia-Ue
Silvia Colombo e Ettore Greco, IAI
La sfiducia degli italiani nei confronti dell’Unione europea è in crescita e una maggioranza relativa sarebbe favorevole, in caso di referendum, all’uscita dall’Unione. Il malcontento è per lo più alimentato da rappresentazioni distorte, scorrette o strumentali di come funziona l’Ue, delle sue regole e delle reciproche responsabilità tra i vari livelli di governo. Tuttavia, esso non va semplicemente bollato come una forma di ignoranza oppure cavalcato come la risposta ai problemi del Paese. Esso va compreso e posto al centro di un solido progetto di rinnovamento e di riforma sia per l’Italia che per l’Europa.
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Infografica
Recovery Fund: dove vanno le risorse?
Sebbene sia ancora soltanto una proposta, la distribuzione delle risorse previste dal Recovery Fund mostra profonde differenze tra gli stati membri. Con Italia e Spagna in testa tra i beneficiari (153 e 149,3 miliardi di euro, rispettivamente), le divergenze con i Paesi cosiddetti ‘frugali’ sono ben evidenti.
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Rivedi gli eventi dell'Osservatorio:
L’Italia e la crisi libica: quali lezioni di politica estera?, 29 maggio 2020
Oltre l'emergenza: Italia ed Europa, 12 giugno 2020 |
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