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in questo numero:
Osservatorio sulla politica estera italiana - n.9

marzo 2020

L'Italia e la risposta europea al coronavirus

Ferdinando Nelli Feroci, Presidente IAI e Giampiero Massolo, Presidente ISPI

La crisi del coronavirus ha travolto l'Unione europea, scompaginandone scadenze e programmazione ma allo stesso tempo facendo da catalizzatore di nuove misure. Dopo l'iniziale incertezza l'Ue ha infatti saputo agire concretamente mettendo in campo strumenti, da una parte, per assistere i Paesi membri nella gestione dell'emergenza sanitaria, e dall'altra, per contenere e alleviare il rischio evidente di una crisi economica e di una ripresa che sarà difficile perché l'attuale crisi e i suoi impatti sono di livello globale.

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Emergenza coronavirus: tre strumenti (europei) per rilanciare l’economia

Franco Bruni, ISPI

Le istituzioni europee, Banca centrale europea e Commissione europea in primis, sono in prima linea per cercare di sostenere l'economia e la stabilità finanziaria europee nel medio termine in tempi di crisi del coronavirus. Tra le idee di cui si discute al momento spiccano la creazione di speciali Eurobond, il ripescaggio degli Omts (acquisti di titoli di Paesi in difficoltà da parte della Bce) e la riforma e il rafforzamento del ruolo del Meccanismo europeo di stabilità. Anche l'Italia deve fare la sua parte, nel proprio interesse, in questo dibattito.


Coronavirus: il dilemma tecnologico della Commissione

Jean-Pierre Darnis, IAI

La strategia digitale presentata da poche settimane dalla Commissione europea è al suo primo banco di prova con la crisi del coronavirus. Tra rischi per l'ordine democratico delle nostre società e opportunità, molte sono le questioni aperte circa l'uso della tecnologia digitale per uscire dell'attuale crisi.


Leggi anche:

Sahel: l’interesse italiano senza una chiara direzione, Bernardo Venturi, IAI

Libia: se all’Italia (e all’Europa) manca una visione di insieme, Giampiero Massolo, ISPI

Prospettive sull'allargamento ai Balcani occidentali

Infografica

Le prospettive sull'allargamento dell'Ue ai Balcani occidentali vedono un quadro nettamente favorevole da parte dei cittadini di Albania, Bosnia ed Erzegovina, Kosovo, Montenegro, Macedonia del Nord e Serbia. Da parte dei Paesi dell'Ue si assiste invece a una spaccatura abbastanza netta tra contrari (olandesi, francesi, danesi) e favorevoli (lituani, polacchi, ungheresi). Gli italiani sono in linea con la media europea.

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Allargamento ai Balcani al tempo del coronavirus: dal big bang al big flop?

Eleonora Poli, IAI

I tempi dell'allargamento "big bang" del 2004 non potrebbero essere più lontani. Dall'essere uniti nella loro diversità, i Paesi membri dell'Unione europea sembrano oggi, specialmente a fronte della crisi del coronavirus, sempre più lontani e divisi su molteplici questioni. Una di queste è proprio quella dell'allargamento verso i Balcani occidentali, prospettiva che sta procedendo a rilento tra opposizioni e false illusioni.


Coronavirus e bilancio europeo: l’ora del coraggio

Antonio Villafranca, ISPI

Una delle principali 'vittime' a livello europeo in tempi di crisi del coronavirus è il quadro finanziario pluriennale 2021-2027, ovvero il bilancio dell'Unione per i prossimi sette anni. Quando la discussione potrà riprendere i Paesi membri dovrebbero smettere di litigare sullo zero virgola in più o in meno e dovrebbero invece partire dagli obiettivi che la nuova Commissione europea si è posta per delineare un bilancio che sia adeguato ma allo stesso tempo sostenibile per tutti.


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